Il declino e oltre

 pubblicato su Rassegna sindacale, n.43, 24/30 novembre 2005

Viaggiando sulle tracce del declino - uno dei termini ormai più diffusi nel dibattito economico - se ne incontra una rapida definizione nell’Introduzione di Tito Boeri al volume collettaneo “Oltre il declino”, uscito da poco da Il Mulino. Declino é “diminuzione del tasso di crescita potenziale di un paese”.Non un fatto congiunturale dunque, ma una situazione che spinge le persone a ridurre i propri piani di spesa e induce scoraggiamento a investire. Ci troviamo allora di fronte a un problema strutturale i cui possibili sviluppi evocano solo pessimismo? Si e no, dice Boeri. Il fatto che del declino se ne parli con frequenza sta a indicare la volontà di non eludere il problema. L’auspicio è quello di riuscire a superare i ritardi con profondi cambiamenti, anche se non si può pensare che non ne sopporteremo anche i costi.

In ogni caso, il volume , frutto dell’iniziativa della “Fondazione R. De Benedetti”, rappresenta un altro punto importante di impegno intellettuale a favore dell’individuazione di una strategia che ci porti “oltre il declino”. E’ un contributo serio che si aggiunge ad un altro recente, sempre per i tipi de Il Mulino, frutto del lavoro di molti economisti, grazie all’iniziativa della Sezione Scienze sociali della “Fondazione G. Di Vittorio”.

Ma non è una recensione che qui vogliamo fare; vogliamo solo richiamare alcuni spunti, abbastanza evocativi, espressi in occasione della presentazione del volume “Oltre il declino” a Roma (15 novembre) da parte di autorevoli personaggi.

Oggi l’Italia – secondo G. M. Gros Pietro – può essere rappresentata come un semplice 1% della popolazione mondiale. Se in passato il suo peso economico-industriale era maggiore perché minori erano i paesi industrializzati, oggi non è più così: per questo occorre adeguare la struttura produttiva ai settori in cui si possono realizzare vantaggi comparati. Ma, si chiede G. Amato interagendo con Gros Pietro si temi dell’energia, dove sono finiti i profitti dell’industria petrolifera (+40%), se gli investimenti sono aumentati solo del 6%? E’ancora Amato a stupirsi che una volta al piede della scala delle retribuzioni c’era il metalmeccanico; ora la perdita di potere d’acquisto ha fatto scendere allo stesso livello anche gli impiegati. E’ Pietro Tosi (presidente della Conferenza dei rettori) a ricordare lo stato di declino dell’università italiana. Ha poco senso, dice, rilanciare gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, se non si riqualifica il capitale umano, a partire dall’università; se non si premia chi merita; se quasi nessun ricercatore straniero è attirato dal nostro paese. Montezemolo nota che mai come ora esiste una convergenza di opinioni tra gli economisti. E’ necessaria una politica che decida, aggiunge, poi si creerà il consenso. E chiude ricordando come tra gli errori della Fiat ci sia stato quello di non volere la concorrenza di altre imprese nel paese.

Sono flash che rimandano alle tante discussioni e contrapposizioni di questi anni. Che circoli un’aria di rinnovamento? E’ proprio vero che i momenti difficili ci rendono tutti più vicini.