Obiettivo: la "periferia" del lavoro dipendente

Gianni Ferrante, Responsabile ufficio economico Fiom

Rassegna sindacale  n. 35 (27 settembre/3 ottobre 2007)

 

Soddisfatto il presidente della Covip Scimia e soddisfatto il ministro del Lavoro Damiano. Dentro questa cornice di giudizi si è svolta a Roma il 19 settembre l’Assemblea annuale della Commissione di vigilanza sui Fondi pensione, quest’anno posticipata per poter contare la “raccolta” del primo semestre 2007 dedicato alla  scelta sulla collocazione del Tfr dei lavoratori.

Soddisfazione - come hanno ricordato i due esponenti - nonostante gli “uccelli del malaugurio” che fino all’ultimo hanno vociato “al fallimento” della previdenza complementare: chi perché cova ruggini contro i cambiamenti intervenuti nella previdenza nell’ultimo decennio, chi perché un po’ più di spazio al mercato non fa mai male.

Ma qual’è stato l’esito della campagna che si è svolta nel semestre trascorso? Circa 900mila nuovi aderenti ai Fondi pensione, di cui 600mila ai negoziali, il tasso di adesione dei quali sale così al 28%. Su 8 milioni di lavoratori dipendenti che effettivamente possono aspirarvi, gli aderenti sono ora 1.817.000 nei Fondi negoziali, mentre tutti considerati, Fondi aperti e preesistenti, si arriva a circa 3.500.000 iscritti.

E’ stato fatto un altro importante pezzo di cammino per dotare i lavoratori di una previdenza integrativa di quella pubblica, ma i problemi non mancano, come presidente Covip e ministro hanno pure ricordato.

Le adesioni ormai superano in media il 35% nelle imprese industriali e terziarie di dimensione medio-grande (un aggregato di cui fanno parte circa 1.800.000 lavoratori), mentre nelle piccole imprese, nell’edilizia e nelle cooperative della grande distribuzione (un aggregato di circa 5milioni di persone) i tassi di adesione si aggirano attorno al 4%.

Quindi abbastanza bene nelle categorie in cui pesano le aziende di maggiore dimensione, dove l’esercizio della contrattazione (e lo stato di salute delle imprese) rendono in linea di massima praticabile il diritto alla previdenza complementare. Molto più difficile nelle piccole e piccolissime imprese dove la ridotta dimensione dei siti, la bassa sindacalizzazione, le conseguenti difficoltà d’informazione, i più ridotti margini economici delle imprese (nonostante che del costo dell’istituzione della previdenza complementare si sia a suo tempo tenuto conto in sede di contratto nazionale di categoria) e anche le resistenze di tipo politico-sindacale, rallentano l’esercizio del diritto a integrare la pensione pubblica.

A campagna conclusa il lavoro di sviluppo della previdenza complementare non potrà che continuare per raggiungere nuovi traguardi, ma non sarà irrilevante la strumentazione che si metterà in atto per sostenere una nuova fase. Quali strumenti stabili, in particolare a livello territoriale, per informare e guidare i lavoratori che hanno o meno già aderito? Le istituzioni pubbliche hanno prodotto verso la fine del semestre passato dei richiami sull’importanza della scadenza, ma non possono certo ritenere di aver esaurito il loro compito d’informazione.

Per allontanare la critica secondo cui alla previdenza complementare partecipa solo un èlite di lavoratori occorre portare la previdenza complementare nella “periferia” del lavoro dipendente e il sindacato spesso lì non arriva, dunque?

Per fare un esempio e una riflessione, il Fondo Cometa, il più grande, dedicato ai metalmeccanici dell’industria privata, nel corso del semestre ha fatto registrare un incremento di oltre il 40% (circa 150 mila nuovi iscritti “consapevoli”, senza tener ancora conto dei cosiddetti “silenti”, per i conoscere i quali bisognerà attendere un mese o due), portandosi a circa 450mila iscritti attivi, un successo incontrovertibile, nonostante le diffidenze presenti nella stesso sindacato di categoria. Fondapi, il maggiore dei Fondi intercategoriali (raggruppa ormai lavoratori facenti capo a 10 diversi contratti della piccola impresa), operativo dal 2001, è passato da 23.500 iscritti a fine 2006 a circa 38mila ai primi di settembre (con un incremento che supera il 60%!), un dato peraltro destinato a salire ancora un pò. Ma se analizziamo la composizione per singola categoria merceologica risulta che i meccanici sono 27.271 (73,3%), i chimici 4.822 (13%), i tessili 1.786 (4,8%), i grafici 1.091 (2,9%), gli alimentaristi 659 (1,8%), i servizi di pulizia lo 0,7%, gli edili lo 0,3% e così via. Si tratta di evidenti dislivelli che chiedono soluzioni e strumenti.