Retribuzioni in ritardo

Solo quelle degli impiegati crescono al di sopra del tasso d’inflazione

Gianni Ferrante, Responsabile ufficio economico Fiom

Rassegna sindacale  n. 28 (19-25 luglio 2007)

 

Cresce finalmente l’economia italiana (2006, più 1,9 per cento) dopo quattro anni in cui gli indici hanno strisciato rasoterra (tra l’1,0 e lo 0,1 per cento). Le previsioni 2007 confermano il mantenimento di un trend positivo (+ 2,0 per cento) e i dati reali riferiti al primo trimestre ne sono prova (+2,3).

E’ da queste analisi e dati che muove il nuovo fascicolo dell“Osservatorio sull’industria metalmeccanica”, (n. 22, luglio 2007) curato dall’Ufficio economico della Fiom, che come di consueto non si occupa solo del settore metalmeccanico.

Uno sguardo ad ampio raggio testimonia di come nel primo trimestre 2007 il valore aggiunto dell’agricoltura sia cresciuto del 3,9 per cento, quello delle costruzioni del 3,3, 2,5 nei servizi e 1,3 nell’industria in senso stretto. Nel comparto metalmeccanico – che rappresenta il 42 per cento dell’industria gli indicatori consolidano l’andamento positivo. Dopo il +5,9 per cento riferito alla produzione industriale nel 2006, si registra un +2,7 nel primo quadrimestre di quest’anno.

Mentre nell’anno passato tutti i comparti segnavano andamenti positivi, in questa prima parte del 2007 si sono messi in luce quelli della “Produzione di metalli e fabbricazione di prodotti in metallo” (4,3 per cento), ovvero la siderurgia e della “Fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici”(5,0), ovvero i beni strumentali.

E’ dunque un fatto che dalla seconda metà del 2005 a oggi l’economia e i settori industriali stanno vivendo una fase espansiva (che ha peraltro consentito una riduzione del deficit della bilancia commerciale rispetto al 2005).

Non si tratta dell’avvio a soluzione dei limiti strutturali dell’industria italiana, ma certo è che il contesto in cui si colloca il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici questa volta si presenta sotto migliori auspici rispetto al passato. E ciò non solo in relazione alla migliorata situazione economica, ma, in rapporto a questa, anche al fatto che gli anni alle spalle (eccezion fatta per il 2006) hanno visto un accumulo di ritardi nella crescita delle retribuzioni dei lavoratori industriali, ritardi che si sono combinati con i cambiamenti nel mix di consumi delle famiglie operaie e con gli effetti dell’inflazione, il calcolo della quale essendo il prodotto di una media nazionale più che in altri periodi ha sottorappresentato le spese degli strati più bassi della popolazione.

La Germania é il paese europeo maggiormente paragonabile all’Italia dal punto di vista della crescita (1995-2006: 17,2 per cento, 16,0 per l’Italia), anche se ben diverse sono state in questo arco di tempo le capacità di reazione del sistema industriale tedesco alle spinte della globalizzazione. Il caso della Spagna è ancora più interessante (+48,9 per cento), e questo pur a fronte di un andamento dell’inflazione superiore a quello italiano (+37,6 per cento rispetto a un +30,0 dell’Italia). Paradossalmente la Spagna , se si usasse uno dei tradizionali indicatori di competitività - i prezzi alla produzione -, risulterebbe in pesante ritardo, a dispetto dei risultati in termini di crescita. Un ultimo richiamo in termini di confronto merita di essere fatto con riferimento alla crescita dell’occupazione: 14,8 per cento tra il ’95 e il 2006 in Italia, allo stesso livello della media europea: un dato superiore a Francia, Germania e Regno Unito, ma inferiore alla Spagna (56,5 per cento). Si tratta di richiami che confermano come la lettura del ritardo italiano resti eccessivamente ancorata a indicatori poco rappresentativi e a un modo tradizionale di leggere la competitività tra paesi.

Tornando al contratto dei meccanici sono di buon auspicio le parole del presidente Massimo Calearo all’Assemblea di Federmeccanica (8 giugno): “non intendiamo negare le legittime esigenze salariali dei nostri lavoratori, ci rendiamo conto di quanto sia complicato vivere con 1.200 o 1.600 euro al mese”. Affermazioni che confermano l’oggettivo accumularsi di un ritardo. se nel 2006 il potere d’acquisto delle retribuzioni operaie è aumentato, dal 2000 al 2005 queste sono riuscite a malapena a tenere il passo con l’inflazione. Ancora meno positivo il quadro derivante dalle statistiche relative alle retribuzioni di fatto nelle grandi imprese. Anche qui a fronte di un loro incremento superiore all’inflazione nel 2006, nel periodo intercorrente tra il 2000 e il primo trimestre del 2007 solo le retribuzioni degli impiegati riescono a crescere in misura superiore al tasso d’inflazione, mentre il potere d’acquisto delle retribuzioni degli operai si riduce sensibilmente, di circa 2,5 punti percentuali.