"Più trasparenza con i fondi pensione" Gianni
Ferrante, Responsabile ufficio
economico Fiom Rassegna sindacale n. 32 (6-12 settembre 2007)
Aldo Carra nello scorso numero di Rs si è soffermato in modo chiaro sulla caduta del settore immobiliare americano e sui problemi dei mutui a bassa garanzia contratti da fasce di popolazione a basso e incerto reddito. Questi crediti passando di mano vengono trasformati (attraverso i sempre maggiori strumenti di diversificazione finanziaria) in obbligazioni e gli investitori istituzionali le rivendono ai risparmiatori, i quali alla fine sono all’oscuro dei margini di rischio insiti nel prodotto acquistato. Carra non intravede esiti catastrofici né riduce il problema a incidente di percorso, ma fa soprattutto un rimando alla necessità di rafforzare con nuove regole la trasparenza dei mercati e aggiunge un richiamo al ruolo dei Fondi pensione che operano attraverso il mercato finanziario: si tratta di due aspetti sui quali è utile insistere. I Fondi pensione hanno iniziato a fornire un contributo positivo a favore della trasparenza di alcuni prodotti finanziari. Commissioni elevate e costi occulti, conflitti d’interesse, scarso attivismo dei gestori, affidabilità dei prodotti, valutazione delle performances: sono questi alcuni degli elementi che i Fondi hanno imparato a tenere sotto osservazione. Un soggetto nuovo e autonomo, il Fondo pensione, con caratteristiche contrattuali e collettive, ha assunto su di sé la “responsabilità sociale” di convogliare verso i mercati finanziari una quota di risparmio pensionistico dei lavoratori e mentre il mercato attira verso di sé quote di risparmio, i Fondi agiscono (e sempre più dovranno agire) sulla trasparenza delle regole. Non a caso la legislazione è già andata verso un’equiparazione tra Fondi negoziali e Fondi aperti (prodotti bancari e assicurativi) e questi ultimi hanno dovuto, per competere, rivedere importanti modalità di funzionamento. Impegnarsi nella crescita del grado di trasparenza dei mercati finanziari significa conoscerli, praticarli. Siamo, per inciso, lontani da alcune posizioni minoritarie, che pure ancora si ritrovano nel sindacato confederale, secondo cui finanza finisce per essere sinonimo di speculazione e in quanto tale occorre tenersene alla larga. Nelle
ultime settimane, tra l’altro, si sono levate alcune voci tese a
chiedere un aumento della tassazione (oggi al 12,5%) per i redditi
derivanti da proventi finanziari. E’ bene a questo proposito non
dimenticare che ai quasi due milioni di lavoratori dipendenti che hanno
finora aderito ai Fondi pensione è stato detto che usufruivano di un
ulteriore vantaggio (tassazione annua all’11% dei guadagni finanziari)
proprio perché i loro investimenti non avevano fini di capitalizzazione
ma di risparmio pensionistico e che semmai quell’11% si sarebbe dovuto
ridurre. |