Guido Mora, segretario generale Fiom Reggio Emilia

 

Come sta andando la battaglia per i precontratti nel tuo territorio?

Partirei dal clima che stiamo vivendo in questa fase a Reggio Emilia. Ci sono elementi di moderata soddisfazione, nel senso che dopo quattro mesi di iniziativa serrata sulla vertenza per la conquista dei precontratti possiamo cominciare a stilare un primo, parziale bilancio positivo. Positivo perché avevamo previsto fin dall’inizio che questa battaglia sui precontratti avrebbe avuto tempi lunghi, ma proprio perché sarebbe stata una campagna molto impegnativa occorreva partire con decisione e con una pianificazione delle attività e delle iniziative nel territorio, e i risultati stanno arrivando.

Dopo la decisione del Comitato centrale di iniziare la lotta sui precontratti, fabbrica per fabbrica, all’inizio di giugno abbiamo fatto un direttivo provinciale nel corso del quale si è deciso di avviare la discussione in tutte le aziende, in modo tale che tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori metalmeccanici potessero decidere se presentare la loro piattaforma sul precontratto, coerentemente con la griglia definita dal Comitato Centrale della Fiom. Il risultato è stato l’apertura delle vertenze in 174 imprese, coinvolgendo circa 18.000 lavoratori metalmeccanici. I referendum – che rappresentano il passaggio obbligato per l’avvio della lotta – hanno raccolto alti consensi sia in termini di partecipazione al voto, arrivando a punte dell’80-85%, sia in termini di percentuale di voti a favore. La nostra è stata una scelta precisa e mirata che abbiamo potuto fare perché durante tutta la vicenda contrattuale – dalla presentazione della piattaforma della Fiom all’accordo separato – abbiamo svolto un lavoro capillare di discussione con i lavoratori (4 tornate di assemblee in 6 mesi), sapendo che la battaglia sarebbe stata dura.

I lavoratori hanno compreso che il precontratto aveva un significato emblematico: non soltanto quello di rivendicare un adeguamento salariale dignitoso, ma anche la tutela e il mantenimento di alcuni diritti fondamentali nel rapporto di lavoro.

Quale strategia di lotta avete seguito nelle fabbriche?

Come ho detto prima, è stato un lavoro capillare che partiva da un concetto: per riconquistare il contratto nazionale, fabbrica per fabbrica, occorreva una generalizzazione dell’iniziativa nel territorio. Abbiamo ritenuto inadeguato partire con una selezione a campione delle imprese in cui iniziare la battaglia per il precontratto: c’era bisogno di una consapevolezza diffusa dell’importanza di questa vertenza e conseguentemente tutti i lavoratori metalmeccanici dovevano essere coinvolti. Questo ha significato l’apertura delle iniziative di presentazione delle piattaforme nelle aziende, e già a inizio luglio i primi scioperi articolati, i primi presidi delle portinerie, e a metà luglio i primi casi in cui si è arrivati a uno scontro con le imprese stesse. Ci sono state due aziende in cui le lavoratrici e i lavoratori hanno scelto di fare una lotta a oltranza e sono state le prime due aziende che hanno conquistato il precontratto: dopo 40 ore di sciopero la Vimec, che produce sollevatori per portatori di handicap, dopo 72 ore la Eurosystem, che fa macchine da giardinaggio. Lì, così come in quasi tutte le aziende del mio territorio, l’atteggiamento delle imprese è stato molto chiaro: “Il contratto nazionale esiste già, non c’è nessun negoziato da effettuare in azienda, non è questa la sede adatta per aprire un contenzioso, dovete rivolgervi alle controparti a livello nazionale”, negando sempre la possibilità di un confronto, l’apertura di un tavolo negoziale. La conquista dei precontratti in queste due aziende ha aperto un ciclo, una nuova fase della vertenza nel territorio, e ha portato a un’intensificazione delle forme di lotta nelle altre aziende.

Altro passaggio cruciale è stata la vertenza aperta in un’importante azienda della provincia, la Immergas, che conta circa 600 dipendenti, nella quale la presenza di lavoratori precari è significativa: in questa fabbrica, dopo una fase di articolazione delle lotte piuttosto spinte (scioperi per cartellino, per sesso, per prestazione), i lavoratori hanno deciso un presidio delle portinerie, durato gli ultimi 3 giorni prima della chiusura estiva a fine luglio, e al rientro dalle ferie questo presidio è continuato. Al secondo giorno di lotta l’azienda ci ha chiesto di iniziare la trattativa sul precontratto. È stata una situazione difficile, col rischio che potesse rappresentare il primo caso di sconfitta per noi: ma i lavoratori hanno retto, dimostrando una determinazione incredibile e la trattativa si è chiusa il 2 settembre con la firma del preaccordo.

Quanti precontratti sono stati firmati finora a Reggio?

Siamo arrivati a 44 precontratti conquistati, con 4.500 lavoratori coinvolti: il percorso è ancora lungo e impegnativo e riguarderà anche aziende importanti, ma siamo a un buon punto, i lavoratori sono sensibili alla causa e combattivi.

E che tipo di rapporto avete con le altre organizzazioni sindacali?

Partiamo da un dato: la Fiom a Reggio rappresenta l’87% degli iscritti metalmeccanici, quindi è un sindacato decisivo, oltre che importante. La rappresentanza Fiom è prevalente quasi dappertutto. Occorre partire da questo contesto per riflettere sui rapporti con le altre organizzazioni sindacali, e per dire che non abbiamo verificato pesanti contasti alla nostra iniziativa: c’è stata qualche provocazione, qualche strumentalizzazione, ma non ha comunque indebolito la nostra lotta.

C’è stato il tentativo di oscuramento dell’azione della Fiom a Reggio Emilia?

Nel nostro territorio c’è una particolarità: abbiamo subìto l’oscuramento della nostra iniziativa fino allo sciopero a oltranza delle prime due aziende di cui parlavo, poi l’Associazione industriali di Reggio Emilia ha alzato il tiro, condannando queste forme di protesta, cercando di enfatizzare il rischio di queste lotte – definite “da Anni 70” – aprendo così una fase di maggiore attenzione da parte dei mass media sulla vertenza dei metalmeccanici. Questo ha influito positivamente sulla capacità di coordinamento e di circolazione delle informazioni sulle iniziative di lotta all’interno della categoria, così come hanno agito da cassa di risonanza le firme dei precontratti alla Fantuzzi Reggiane, alla Interpump e alla Emak, aziende di proprietà di membri di giunta della Confindustria locale.

Invece l’aspetto negativo di questa costante attenzione da parte dei mass media è rappresentato da una polemica esasperata sulle forme di conflittualità che la Fiom e i lavoratori metalmeccanici avrebbero intrapreso, che a detta di Confindustria determina scelte di delocalizzazione del personale o comunque provocherebbe calo di competitività a discapito delle aziende reggiane.

Il ministro Giovanardi ha chiesto di fermare gli scioperi sui precontratti della Fiom, indicando proprio nella tua regione un punto critico. Quali reazioni ci sono state?

Questo tipo di iniziativa di un esponente del governo ha prodotto sconcerto fra i lavoratori, perché ritengono assurda un’accusa di questo tipo. Le vere intimidazioni non sono quelle poste in essere dalle nostre lotte ma quelle delle aziende, delle associazioni industriali; penso in particolare a quella di Reggio Emilia, che ha inviato delle circolari alle imprese chiedendo loro di attivarsi anche attraverso l’azione legale nei confronti degli scioperanti e della stessa Fiom. Ovviamente gli imprenditori locali non hanno raccolto questo invito delle associazioni, tant’è vero che solo in un’azienda abbiamo avuto una denuncia per un presunto blocco delle merci che non è mai avvenuto, denuncia che poi è stata ritirata dall’azienda stessa alla prima udienza.

Questa notizia  non ha prodotto e non produrrà effetti di riduzione delle nostre iniziative, anzi, in questi giorni stiamo effettuando scioperi articolati interni alle fabbriche con molta determinazione, al di là delle minacce che arrivano a mezzo stampa. La nostra vertenza sta vivendo invece un certo isolamento sul piano politico e dovremmo cercare di superarlo, organizzando iniziative che producono un livello di confronto superiore a quello realizzato fino a oggi con il mondo e associativo i partiti e le istituzioni presenti nella nostra realtà.

Lo sciopero generale dei metalmeccanici del 7 novembre assume adesso una valenza diversa?

È stato un momento molto importante, con un’alta adesione nella nostra provincia, perché i metalmeccanici hanno potuto testimoniare una condivisione della strategia della Fiom, quella di riconquistare il contratto nazionale attraverso i precontratti azienda per azienda, con l’obiettivo finale di aprire un tavolo di trattative per un contratto nazionale dignitoso, firmato anche dalla Fiom. I lavoratori sono consapevoli che le vertenze sui precontratti sono un primo passaggio, non sono la conclusione strategica della nostra azione di lotta. Di conseguenza lo sciopero del 7 novembre è stato un momento essenziale dell’iniziativa della Fiom, ed è stato partecipato sia da parte dei lavoratori che hanno conquistato il precontratto – e che quindi si sentono tutelati in questa fase rispetto alle retribuzioni colpite dall’inflazione e al rischio di una riduzione dei loro diritti e delle loro tutele – sia dai lavoratori che stanno ancora lottando per la conquista dei precontratti.

Solidarietà quindi tra i lavoratori: la lotta va avanti e va avanti per tutti.

Sicuramente, anche perché penso che stia aumentando la consapevolezza che la vertenza che stiamo portando avanti ha un valore significativo per tutto il movimento sindacale, per confermare il valore del contratto collettivo come regolazione degli interessi in una società complessa e moderna, e per la conferma del diritto di coalizione come strumento fondamentale per i lavoratori. Non a caso l’attacco alla Fiom è sulle forme di lotta: si tenta di colpire questo diritto, perché solo unendosi i lavoratori possono riuscire a confrontarsi con l’altra parte, quella imprenditoriale, per far valere i propri interessi, le proprie esigenze, le proprie opinioni. Stiamo giocando una partita che non riguarda esclusivamente la nostra categoria e da questo punto di vista ritengo che all’interno della nostra confederazione il livello di attenzione sulla nostra vertenza dovrebbe essere ancora più elevato, anche se devo dire che la Cgil reggiana è sempre stata solidale con noi, contribuendo all’avvio e poi al mantenimento di questa vertenza sui precontratti.