Mariella,
Immergas, Reggio Emilia
Collaudatrice
e addetta al reparto montaggio, lavora alla Immergas da 8 anni e mezzo. Quali
iniziative di lotta avete deciso in fabbrica per la conquista del precontratto?
Subito
dopo l'accordo separato firmato da Fim e Uilm abbiamo fatto una consultazione
tra i lavoratori per avviare un programma di lotte articolate definite in
assemblea al fine di raggiungere il rinnovo del contratto nazionale, ottenendo
il 95,7% di voti a favore. Abbiamo cominciato con 16 ore di sciopero in maggio,
in luglio ne abbiamo fatte altre16 in modo scaglionato, con una buona resa,
anche se c’è stato qualche cedimento da parte dei lavoratori interinali –ce
ne sono molti da noi, circa un centinaio – perché anche se erano solidali con
la nostra battaglia subivano delle pressioni da parte dell'azienda. Qual
è stato l’atteggiamento dell’azienda davanti alle vostre richieste?
All'inizio
sembrava che ci fosse un'apertura, poi invece ci hanno detto no su tutti i
fronti, gli scioperi che facevamo non cambiavano la situazione e così siamo
arrivati alla fine di luglio e ci siamo posti la domanda: «E adesso cosa
facciamo? Siamo ancora qui, non si è mosso niente»; in assemblea abbiamo
proposto altre forme di lotta ma a quel punto un ragazzo è intervenuto dicendo
che bisognava essere più incisivi e ha proposto un presidio: tutti gli altri
lavoratori sono stati entusiasti dell'idea, abbiamo fatto 3 giorni di presidio
– dalle 6 del mattino fino alla sera – e l’adesione è stata quasi totale.
C'erano anche degli iscritti delle altre organizzazioni che scioperavano insieme
a noi. E
poi cosa è successo?
Durante
l’estate avevo scritto una lettera al presidente dell'azienda, era
un’iniziativa conosciuta da tutti, non segreta ovviamente, e in seguito a
quell’episodio c'è stato un contatto, ci siamo incontrati, poi sono seguiti
altri incontri durante le ferie; i contenuti della lettera riguardavano le
nostre richieste: 40 ore lavorative settimanali, un salario che recuperasse
l'inflazione, il riconoscimento della validità delle norme previste dal
contratto nazionale di lavoro del 1999 e la prospettiva di lavoro fisso per i
precari. La mia lettera rispecchiava il pensiero di tutti i lavoratori, volevamo
che venissero confermate le cose che erano già in vigore prima dell'accordo
separato. Non si capiva perché in un'azienda come la nostra, dove c'è stato
sempre dialogo anche se le discussioni potevano essere accese, in questo caso ci
rispondevano solo no, in definitiva perfino il governo ha riconosciuto che
l'accordo separato non copre l'inflazione! Alla
Immergas abbiamo fatto fronte ai picchi produttivi con gli straordinari, con i
turni, la nostra disponibilità è stata sempre evidente, e quindi abbiamo
capito che ci doveva essere un motivo politico che giustificasse
l’atteggiamento di chiusura dell’azienda, anche se evidentemente questo
contratto faceva comodo, insomma è stato un mese un po’ complicato, volevamo
che capissero che non volevamo danneggiare l'azienda, non era quello il nostro
scopo, però non potevamo accettare le condizioni di questo accordo separato. Al
ritorno dalle ferie abbiamo fatto un’altra assemblea coi lavoratori che hanno
deciso di incominciare un nuovo presidio, questa volta a oltranza. Il secondo
giorno l'azienda ci ha chiamato e ci siamo accordati. Soddisfatta?
Direi
di sì: è stata esclusa la Legge 30, sono state mantenute le 40 ore lavorative,
il salario ci aiuta a recuperare l'inflazione e abbiamo raggiunto l’intesa
anche per i lavoratori precari. Sai, abbiamo fatto in tutto 56 ore di sciopero e
la preoccupazione è stata tanta, specialmente da parte dei precari, che non
avevano la certezza di prendere lo stipendio tutti i mesi: è stata una
situazione delicata perché se sei
precario sei manipolabile e ricattabile, e questo non va bene. In
tutta questa vicenda penso che abbia prevalso la convinzione che non si poteva
accettare che dei diritti acquisiti dai nostri genitori, dei sacrifici fatti
negli anni passati venissero cancellati per un accordo che non riteniamo
assolutamente valido. E da qui la volontà, la determinazione di impegnarsi fino
in fondo, da parte di tutti quelli che hanno fatto sciopero con tanta
convinzione, che hanno sempre dato la disponibilità per gli straordinari, per i
turni improvvisi. Sotto
il profilo umano, anche se non sono mancati momenti di pessimismo, questa lotta
mi ha lasciato una bellissima sensazione, tangibile, di unione, di solidarietà
tra noi lavoratori. Ho
ricevuto un messaggio sul telefonino – la sera del presidio – da una
ragazza: «È stato bellissimo, ma la cosa più bella è stata vedere te
sorridente», è una sciocchezza, se vuoi, però significa che quella sera
traspariva la mia gioia e che mi piaceva vedere l'unione che c'era tra noi. |