Galdino, Società bulloneria europea (Sbe), Monfalcone

Operaio, lavora alla Sbe da 26 anni.

 

La Sbe (dell’Iri) è nata nel 1966 come “appendice” di Fincantieri, poi nel 1988 è stata privatizzata perché si trovava in profonda crisi ed è stata acquistata dalla Varvi di Reggio Emilia. Allora aveva 150 dipendenti, ora siamo oltre 250, è una fabbrica in cui la nuova proprietà ha investito molto in tecnologie, in macchinari e in conoscenza, e in questo momento nel settore della bulloneria è tra le più importanti.

Come avete affrontato la battaglia per il precontratto?

A maggio, subito dopo l’intesa separata, in fabbrica ci sono state delle assemblee nelle quali si è deciso di iniziare con un pacchetto di ore di sciopero, contemporaneamente a tutte le altre fabbriche di Monfalcone; abbiamo avviato dei contatti, anche se informali, con la proprietà e dopo 20 ore di sciopero ci hanno chiesto un incontro per poter discutere il da farsi, anche perché l’azienda era spinta dalla necessità di chiedere ai lavoratori di fare gli straordinari, avendo avuto richieste di mettere in produzione nuove viti. Poiché avevamo indetto il blocco degli straordinari, questo non poteva avvenire. E così, sotto la spinta di questa necessità, il 10 ottobre è stato firmato il precontratto.

Che tipo di elementi sono presenti nel preaccordo?

Per quanto riguarda il salario, abbiamo conquistato 118 euro al 5 livello, 114 euro al terzo, insomma la differenza tra i vari livelli è minima: avevamo chiesto un aumento uguale per tutti, ma la direzione aziendale non era d’accordo e alla fine abbiamo trovato un compromesso. Per l’orario, permane l’ultrattività del Contratto collettivo nazionale del 1999. Abbiamo poi  insistito sul fatto che tutti i contratti temporanei che ci sono adesso in azienda – formazione, avviamento al lavoro e così via – vengano trasformati in contratti a tempo indeterminato alla scadenza dei termini.

Quanti sono gli iscritti della Fiom in fabbrica?

Ci sono 80 iscritti Fiom su 250 dipendenti, la Cisl ne ha circa la metà, mentre la Uilm non è presente.

Avete avuto difficoltà di rapporto tra voi lavoratori, ci sono state discussioni?

Dopo il 7 maggio, alla firma dell’intesa separata, soprattutto noi operai siamo stati subito compatti, a molti scioperi hanno aderito anche i lavoratori iscritti alla Cisl, per cui non abbiamo avuto difficoltà nel portare avanti la battaglia per il precontratto, tant’è che la piattaforma è stata approvata con 107 sì su 115 votanti.

L’unico dubbio che abbiamo avuto riguardava l’interruzione della solidarietà con i lavoratori di altre fabbriche, perché ci sono parecchie aziende vicino alla nostra – importanti realtà industriali – dove tanti amici e compagni stanno lottando per il precontratto e incontrano delle difficoltà perché in questo momento le aziende stanno attraversando un periodo di crisi, e quindi c’era la preoccupazione da parte nostra di interrompere questa catena di solidarietà; d’altro canto abbiamo pensato che nel nostro territorio era positivo che si spaccasse il fronte industriale perché se il nostro datore di lavoro non si era deciso prima a firmare il precontratto, questo lo si doveva alle pressioni che riceveva a sua volta dall’Unione industriali. Alla fine bisogna riconoscere che si è reso disponibile a capire la giustezza della nostra battaglia: il suo atteggiamento di apertura al dialogo è stato fondamentale e bisogna dargliene atto, perché ci sono altre realtà dove gli imprenditori sono insensibili, diciamo che noi siamo stati più fortunati.

Comunque, con il risultato raggiunto speriamo di aver dato un segnale anche ad altre fabbriche, di avere aiutato altri compagni a conquistare i precontratti: sono convinto che sia giusto opporsi all’accordo del 7 maggio perché, al di là del risultato economico veramente scadente, al di là dei contenuti contrattuali che vanno ancora una volta contro la classe operaia, è inaccettabile che si faccia un accordo senza che le lavoratrici e i lavoratori possano esprimere il proprio consenso, e penso che questo sia il principio che è stato rifiutato, l’impossibilità di poter esprimere la propria opinione. Il fatto che la Fiom, invece, abbia messo davanti a tutto la dignità del lavoro e il valore democratico del voto è stato un atteggiamento condiviso da tutti.