Luigi,
Bertoja, Pordenone
Impiantista
elettrico, dal 1998 è alla Bertoja, ha 27 anni. Nella
vostra fabbrica è ancora aperta la vertenza per il precontratto. Quali
iniziative di lotta avete attuato finora? Dopo
aver fatto le assemblee per dare mandato alla Fiom provinciale di aprire la
vertenza nella nostra azienda – mandato che è stato votato dal 90% dei
lavoratori – abbiamo chiesto un incontro all’azienda per avviare la
discussione, ma all’inizio ci davano risposte vaghe, evadendo il problema
della questione politica e dicendo solo che il contratto nazionale era stato
firmato e che aveva piena validità. Abbiamo
cominciato allora a fare scioperi articolati, da maggio fino a luglio; li
abbiamo ripresi al rientro dalle ferie e verso la metà di settembre sono stati
indetti tre giorni consecutivi di astensione totale dal lavoro. Dopo quei tre
giorni abbiamo avuto un incontro con l’azienda e in quel momento è cominciata
la trattativa vera. Pensavamo che l’azienda stesse per cedere, in realtà
stava prendendo tempo, perché nel periodo estivo aveva tentato in tutti i modi
di rompere il fronte dei lavoratori ma aveva fallito. Quali
elementi sono presenti nella griglia contrattuale che avete presentato?
Per
quanto riguarda il salario, inizialmente avevamo chiesto 125 euro uguali per
tutti, poi c’è stata una mediazione con l’azienda ed è stato definito un
aumento di 120 euro per tutti i livelli contrattuali. Sulla flessibilità non
abbiamo riscontrato grandi problemi, che ci sono stati invece sulla questione
dell’orario di lavoro: noi chiedevamo l’ultrattività del Ccnl del 1999 per
regolare ad esempio l’orario plurisettimanale o le turnazioni, ma l’azienda
prendeva tempo cercando intanto di dividerci, ma alla fine, vedendo la nostra
unità, ha accettato di mantenere l’orario così come è adesso. Rimane il
problema dell’applicazione della Legge 30. Il presidente della nostra azienda
in assemblea ha cercato di rassicurarci affermando che non hanno alcuna
intenzione di calpestare i diritti dei lavoratori, ma ci ha anche detto di non
essere ancora a piena conoscenza di questa legge – chi si occupa del personale
sta facendo dei corsi di aggiornamento – e così la trattativa ora è ferma.
Siamo in attesa di una risposta da parte dell’azienda, poiché abbiamo chiesto
di congelare la decisione per ciò che riguarda la Legge 30 nell’impossibilità
di raggiungere un punto d’intesa a breve, e penso che siamo vicini alla
conclusione di questa vicenda, anche perché la nostra azienda ha subìto danni
per un miliardo con questi scioperi e non può permettersi di continuare così. Che
tipo di produzione fate nella vostra fabbrica?
È
una fabbrica di semirimorchi e rimorchi personalizzati – è la prima in
Italia. Finora abbiamo fatto quasi 90 ore di sciopero per il precontratto, e
siamo uniti nella battaglia, ci diamo conforto l’uno con l’altro. Alcuni
operai però se ne sono andati, delusi dal comportamento dell’azienda che ora
è preoccupata da queste dimissioni, perché il nostro tipo di lavoro richiede
una professionalità che si raggiunge in non meno di due anni. Poi come ti
dicevo il danno economico è notevole, il miliardo perso non verrà più
recuperato: sai, producendo semirimorchi personalizzati facciamo esemplari
unici, prototipi, molto probabilmente tutte queste macchine non si potranno più
vendere a nessuno. Come
sta reagendo l’azienda?
Quando
a luglio hanno cominciato a vedere che facevamo sul serio, hanno tentato di
ostacolarci e si sono rivolti a Federmeccanica per avere un appoggio, ma sembra
che siano stati lasciati al loro destino, e non è successo solo nella mia
fabbrica, ma anche in altre dove è stata aperta la vertenza per il precontratto
contemporaneamente alla nostra. Sono
infastiditi dalla nostra unità e compattezza: i lavoratori giovani e quelli con
maggiore esperienza sono tutti forti, non c’è nessuna paura; alcuni si
dimostrano poco interessati ai problemi in fabbrica, specie gli impiegati,
invece altri conoscono tutti i contenuti di questa vicenda, ci appoggiano
durante gli scioperi, anche se sono meno visibili di noi operai durante le
proteste. Ci
tengo a sottolineare, comunque, che in fabbrica abbiamo sempre fatto girare le
informazioni, dopo ogni incontro con l’azienda facevamo un’assemblea per
comunicare ai lavoratori quello su cui si era discusso, e si votava ogni singola
iniziativa, che è stata presa quindi dall’insieme dei lavoratori e non dalla
Fiom, voglio precisarlo perché nel nostro territorio il sindacato è stato
accusato di strumentalizzare i lavoratori. Adesso
cosa farete?
Abbiamo
in programma altre iniziative, ma prima aspetteremo la risposta dell’azienda.
Secondo me già il fatto che abbiano accettato di trattare sulla base della
nostra griglia contrattuale, approvando tutti i temi proposti, vuole dire che
hanno abbandonato la questione ideologica della vertenza precontrattuale, ma
permane il problema della Legge 30: siamo preoccupati perché pensiamo che
l’azienda voglia attuare qualche forma di lavoro regolamentata da questa
legge, non appena sarà messa in grado di capire se ci sono condizioni
interessanti. Ci
sono delle considerazioni particolari che hai fatto su questa vicenda?
Se
devo fare una critica, noi lavoratori siamo dispiaciuti di essere dovuti
arrivare a questo, a dover lottare per vedere riconosciuti i nostri diritti,
anche perché nella nostra azienda da molti anni non si erano manifestate
agitazioni così pressanti e compatte; non ci è piaciuto il tentativo messo in
atto dalle altre organizzazioni sindacali di screditare la Fiom a livello
provinciale, nelle aziende noi delegati siamo oggetto di pesanti critiche. Sono
comparsi degli articoli sui giornali locali in cui hanno scritto che con la
battaglia per il precontratto “si faceva torto all’intelligenza dei
lavoratori”, oppure che la Fiom strumentalizzava i lavoratori per scopi
puramente politici: ma noi non facciamo politica, facciamo politica sindacale,
il che è ben diverso. Hanno cercato di convincere i lavoratori che l’azienda
non faceva problemi di soldi e che non valeva la pena scioperare “per quattro
diritti…”, invece a noi interessa raggiungere l’obiettivo, il precontratto,
con il massimo dei voti, per dimostrare che i lavoratori condividono la
giustezza della nostre rivendicazioni. |