Pino – Fincantieri di Sestri Levante

Da noi ci sono 8 delegati Fiom – alle ultime elezioni abbiamo portato a casa oltre il 70% dei voti – 3 delegati Fim e 3 Uilm. Su 868 persone tra impiegati e operai, la Fiom ha la maggioranza degli iscritti.

Come si è arrivati all’apertura della vertenza per il precontratto?

Con Fim e Uilm su alcuni punti è mancato il sale della democrazia, nel senso che noi dicevamo che alcune cose dovevano essere portate davanti ai lavoratori che dovevano dare il loro assenso, ma come si sa siamo arrivati all’accordo separato a maggio. E circa due mesi fa, dopo la scelta del Comitato centrale della Fiom di ragionare su alcune aziende che potevano aprire coi precontratti, in Fincantieri è iniziata la lotta.

Fino a oggi abbiamo fatto 32 ore di sciopero, l’ultimo – il 26 settembre –  ci ha visto a Trieste partecipare alla manifestazione nazionale di tutti i cantieri del gruppo e continueremo a chiedere il confronto con l’azienda.

Quali sono le reazioni in fabbrica?

È dura, perché quando non c’è un discorso unitario e un risultato immediato, continuare vuol dire fare sacrifici, perdere soldi, dire alla gente che si deve continuare a lottare per conquistare determinate cose. Ma la piattaforma della Fiom è una piattaforma equa, e per come stanno andando avanti le cose oggi, riguardo alle politiche del lavoro, alla Legge 30, è l’unica che ci tutela.


Guido, anche lui delegato Rsu di Sestri Levante, sulla vicenda del precontratto, è convinto della necessità di tenere una posizione salda, costruire un terreno solido e andare avanti.

“Noi che facciamo sindacato tutti i giorni – ci dice – sappiamo che questo è un percorso pilota, è un’iniziativa per portare a una spaccatura, a evidenziare il problema politico per poi mettere tutti davanti a un dato di fatto e costringere il padronato a sedersi  al tavolo delle trattative con la Fiom.

Sei giovane, 33 anni, come è il rapporto in fabbrica con gli altri lavoratori della tua generazione?

I giovani inizialmente non hanno capito, perché siamo in una fase di ricambio generazionale e penso che noi delegati abbiamo il dovere di spiegare alla nuova generazione l’importanza del saper stare al lavoro, di rispettare tutte quelle regole non scritte che comunque esistono all’interno di un ambiente di lavoro, che oggi mancano come base culturale di questi ragazzi. Perché se conoscono quali sono i loro diritti e i loro doveri, laddove questi diritti vengono calpestati, sono in grado di prendere posizione.

Con la riforma Dini, alla fine del ’99 le fabbriche del nostro paese hanno cominciato a svuotarsi, sono andati in pensione quegli operai che rappresentavano un costo per l’azienda, sindacalizzati, perché comunque venivano da esperienze di lotte, anni duri. Quando si parlava con questi lavoratori anziani ti capivano al volo, e ti correggevano. L’aver mandato via tutti questi lavoratori sindacalizzati e aver riempito le fabbriche metalmeccaniche con i giovani, ha voluto dire eliminare lo zoccolo duro della classe operaia. È per questo che a Sestri stiamo cercando di fare sindacato con il dovere, al di là di quelle che sono le scelte dei ragazzi, di spiegare loro questi meccanismi, così quando si va a parlare del precontratto ti capiscono, altrimenti ti trovi di fronte un muro di gomma.

Avete il consenso dei lavoratori?

A Sestri si sta lavorando in questa direzione, i risultati dall’apertura del precontratto a oggi li stiamo ottenendo, quelli che prima erano sfiduciati, stanno capendo che il precontratto è l’unica risorsa che oggi abbiamo come Fincantieri, come grande gruppo italiano della cantieristica. Dobbiamo continuare a portare avanti la battaglia, a garanzia di tutti coloro che oggi questa forza non ce l’hanno.

Come sono andate le assemblee?

Bene, anche se inizialmente abbiamo avuto qualche problema. C’è stata la più totale trasparenza tra noi delegati di fabbrica, ma qualche tentativo di destabilizzare questa fase di lotta, qualche dissenso verso questo precontratto c’è stato. Ma non ha creato quei problemi che credevamo di trovarci davanti, perché comunque la battaglia per il precontratto la stiamo portando avanti con forza. A Sestri la volontà è questa.

Quali sono i nodi centrali della discussione, a Sestri?

I lavoratori adesso ci fanno numerose domande, vogliono essere informati, perché i problemi in fabbrica sono grandi anche da un punto di vista economico. Basta pensare che io, nel 1987, prendevo di più di quanto prendo adesso, in proporzione. Il problema del salario è molto sentito, è ovvio, perché quando sei in fabbrica vedi quanto e come lavori per ottenere poi quel livello salariale, e poi quando sei fuori dalla fabbrica vivi con quello che ti sei costruito all’interno dell’ambiente di lavoro. Non si può essere indifferenti ai problemi dentro alla fabbrica, e poi fuori vivere male.

E poi c’è la questione della sicurezza: facciamo ore e ore di lavoro, in condizioni veramente precarie e chi rischia di più sono i dipendenti delle ditte di appalto, che operano negli ambienti tipo il bordo, o la prefabbricazione navale. Anche questo è un elemento determinante, a mio avviso, per portare avanti la lotta per il precontratto.

Tu come stai vivendo questa esperienza?

Io sono entrato in fabbrica nel 1986, vengo dalle riparazioni navali di Genova, lo zoccolo duro del movimento, sono entrato che ero una margherita e ora sono un blocco di ferro: l’ambiente di lavoro ti dà quella “scottatura” che ti rende un po’ più crudo, oltre che più solido. Sono entrato in Fincantieri a gennaio 2000 e mi ha cambiato la vita: venendo da un ambiente sindacalizzato ho deciso subito di prendere posizione, di schierarmi con quello che è il sindacato più grande mai esistito in questo paese. Cerco il dialogo con i lavoratori degli altri cantieri, che va anche al di fuori del contesto sindacale, tant’è vero che io e un altro compagno di fabbrica, di nostra iniziativa, abbiamo viaggiato in giro per l’Italia per parlare, per conoscere le problematiche degli altri cantieri e cercare di capire, perché quello che avviene in un cantiere non avviene solo in un singolo cantiere, avviene in un contesto più generalizzato.


Tiziano – Fincantieri di Ancona

 

Via alla vertenza per il precontratto, dunque.

Sì, da circa tre mesi in Fincantieri stiamo portando avanti la lotta per il precontratto, e devo dire che sta andando bene, abbiamo fatto le assemblee per spiegare ai lavoratori quello che avevamo intenzione di fare, che la Fiom aveva intenzione di aprire a livello nazionale il fronte dei precontratti.

Come è andato il referendum?

C’è stato l’80-87% di voti a favore, siamo partiti con gli scioperi articolati, con il blocco degli straordinari e il presidio delle portinerie. Devo dire che gli operai ci hanno seguito, anzi sembravano più convinti di noi in questa lotta, anche perché ad alcune centinaia di metri da Fincantieri ci sono tre cantieri privati che per primi in Italia hanno siglato il precontratto con le loro aziende: Morini, gruppo Isa e un altro, Faretti, che fa yacht da diporto. È stata un’ulteriore spinta ad andare avanti, gli stessi iscritti alla Fim e alla Uilm hanno scioperato con noi.

Quali reazioni ci sono da parte di Fincantieri?

Alla manifestazione di Trieste abbiamo portato più di 2.500 operai da tutta Italia, ma troviamo un osso duro dall’altra parte, perché Fincantieri, essendo una delle 8 grandi industrie italiane che hanno partecipato al tavolo delle trattative conclusesi con la firma dell’accordo separato, cerca in tutti i modi di portare avanti una lotta al logorio, vedremo chi si stanca prima.

Che cosa vi chiedono i lavoratori in fabbrica?

Ci dicono di andare avanti. Oggi [3 ottobre 2003, ndr] col coordinamento nazionale decideremo altre iniziative per mettere più in difficoltà l’azienda. Da noi lavorano 680 dipendenti tra operai e impiegati, le ragioni della nostra battaglia sono capite da tutti. Gli impiegati hanno un salario più alto del nostro, ma anche loro hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, perché questa lotta ci costa molto, i salari sono già bassi per conto loro – mediamente un operaio di 5 livello prende 1.000 euro al mese, senza straordinari, e ad Ancona l’80% degli operai sono inquadrati al 3 e al 4 livello, prendono circa 800 euro –  mettendo insieme gli scioperi e il blocco degli straordinari la situazione diventa pesante, ma comunque stiamo reggendo bene il fronte.

Per il precontratto, a cosa date più valore?

Stiamo lavorando molto sulle condizioni generali della sicurezza e dei posti di lavoro, perché è importante sì il salario, ma anche tutto quello che riguarda i diritti e quello che poi sarà la modifica di tutta la parte normativa prevista dall’accordo separato. Con la Legge 30 andremo a finire in un mondo in cui ognuno può fare quello che vuole, senza regole, senza diritti, senza niente.

All’interno di Fincantieri c’è una miriade di ditte in appalto e questi lavoratori più che sul salario puntano molto sui diritti, perché vengono trattati peggio degli animali, non hanno nessuna tutela.

Io ho denunciato più volte alla stampa la situazione di Ancona: non ci sono regole, i lavoratori vanno e vengono e anche per noi è difficile mettere in piedi un percorso da portare avanti con le ditte. Però quando ci troviamo davanti ai cancelli, loro stanno comunque con noi. E la pressione da parte dell’azienda è forte, minacciano le ditte dicendo che se i lavoratori non entrano, non verranno pagate loro le tranches di lavoro già fatte.

Che clima c’è in fabbrica?

Fincantieri cerca in tutti i modi di distruggere quello che la Fiom ha messo in campo e ogni giorno vengono distribuiti da altre organizzazioni sindacali dei volantini contro la Fiom e i suoi delegati, contro tutto quello che stiamo facendo. Ma i lavoratori finora ci stanno seguendo, e speriamo che non perdano la fiducia, perché quando il brodo si allunga è sempre più difficile tenere alta la guardia.

Devo dire che il governo ci ha messo del suo: con la modifica alla legge sulle pensioni, e con il decreto legge di 2 giorni fa che taglia tutti i diritti ai lavoratori esposti all’amianto, c’è chi ci dà una mano a tenere alto il morale!

Le prossime mosse?

Tutto quello che portiamo avanti lo decidiamo a livello di coordinamento nazionale, tutte le strategie di scioperi e manifestazioni le facciamo insieme, magari in giorni diversi, ma comuni per tutti e se riusciamo a sfondare il fronte con Fincantieri – che è un gruppo che conta più di 9.000 dipendenti e in Italia ha un certo peso – Confindustria e il governo saranno spinti a riaprire il tavolo delle trattative a livello nazionale.


Fabio – Fincantieri Porto Marghera

 

A Marghera – su 1.267 lavoratori – ci sono circa 700 iscritti alla Fiom, 350 sono i non iscritti, gli altri si dividono tra Fim e Uilm. Io lavoro alla Fincantieri da sette anni e sono delegato Fiom da sei. In tutto siamo 12  delegati della Fiom su 18 membri della Rsu, abbiamo un largo consenso all'interno della fabbrica: i lavoratori si iscrivono alla Fiom non perché i nostri delegati siano più simpatici ma perché la Fiom in questi anni è riuscita a dare più risposte, a dare un'idea del lavoro diversa, si sentono più rappresentati. Abbiamo cambiato un po' pelle ultimamente perché all'interno dello stabilimento ci sono state 900 nuove assunzioni in tre anni e mezzo: sono quasi tutti giovani che non hanno esperienza sindacale, che non hanno cultura del sindacato, che magari arrivano da aziende piccole, da altre realtà non sindacalizzate.

Invece voi cercate di fare formazione.

Si cerca di fare formazione, di coinvolgere il più possibile i giovani nelle iniziative che vengono fatte: ai direttivi, alle riunioni che facciamo a volte in fabbrica per discutere dei problemi che abbiamo in cantiere ma anche a proposito della linea che ha intrapreso la Fiom in questi anni, linea intenta a proteggere i diritti che ci stanno togliendo. Come la questione del precontratto: dopo la direttiva dalla Fiom nazionale di aprire ai precontratti, credo che la Fincantieri sia stata una delle prime realtà – tra quelle più grandi – a partire: già a luglio avevamo indetto i primi scioperi su questa questione. Abbiamo fatto le nostre assemblee, sono venuti a votare democraticamente 810 lavoratori (con il 90% di sì), anche i lavoratori iscritti alla Fim e alla Uilm che si sono seduti con noi a fare sciopero, questo vuol dire che stavano prendendo coscienza del fatto che non si deve stravolgere tutto il sistema di diritti messo in piedi attraverso le lotte sindacali, i lavoratori sono preoccupati perché l'inflazione sta crescendo, la Legge 30 viene portata avanti, stanno diventando consapevoli che la battaglia è giusta e che bisogna continuare.

C'è differenza tra l'atteggiamento dei giovani e quello dei lavoratori con più esperienza sindacale?

I più anziani  – sono solo un centinaio, perché la maggior parte de  lavoratori è nuova – finora pensavano soprattutto alla questione dell'amianto, la loro preoccupazione era l’accumulo per la pensione perché le loro battaglie le avevano già fatte. Ma la novità è data dalle lavoratrici, negli ultimi anni c'è una maggiore assunzione anche di donne: una volta erano 40-50, oggi siamo arrivati a un centinaio o più. E stiamo vedendo che le donne all'interno del cantiere chiedono alla Fiom, quindi a noi, di  portare avanti una loro rappresentatività; queste donne, queste ragazze, cercano di avvicinarsi a noi perché vedono nella Fiom la capacità di tutelare anche i loro diritti.

Quante ore di sciopero avete fatto finora per il precontratto?

Ho perso il conto, credo che siamo arrivati a una quarantina d'ore, una media di 13-15 ore al mese.

A quanto ammonta il salario di un operaio che lavora a Porto Marghera?

La maggior parte dei lavoratori è inquadrata al terzo livello, perché le nuove assunzioni fatte dalla Fincantieri negli ultimi tre anni sono state fatte tutte a livelli bassi, in formazione, un salario medio arriva a 900 euro al mese. Con i premi, in base all’accordo integrativo, si portano a casa più soldi, ma è un salario variabile, se non c'è lavoro, non c'è produttività, non c'è la consegna delle navi e il salario diminuisce. E i lavoratori sono preoccupati perché sono tanti mesi che si va avanti con gli scioperi: ogni mese – come ti dicevo – si fanno 13-15 ore di sciopero e il salario comincia a diminuire magari di 100 euro al mese, però stanno resistendo. Ad esempio, per lo sciopero dei metalmeccanici, c'erano già dei lavoratori che volevano dare i soldi e volevano sapere il giorno e l'orario della partenza del treno; prima ancora cioè di chiedere i soldi per partecipare alla manifestazione hanno chiesto di essere messi in lista, quindi vuol dire che il clima di entusiasmo c'è.

L’azienda come sta reagendo?

Alla Fincantieri di Marghera c’è un clima strano ogni volta che viene fatto uno sciopero dalla Fiom, ci sono i delegati della Fim e della Uilm in permesso sindacale che si mettono davanti a fare il contropicchetto perché vogliono garantire l'entrata ai propri iscritti. Durante l'ultimo sciopero che abbiamo fatto, su circa 2.000 lavoratori degli appalti e 1.200 che siamo noi, ne è entrato solo uno, gli altri sono stati a casa e hanno aderito all'iniziativa. Anche perché, come ti dicevo prima, all'inizio il problema principale era il salario, ma adesso preoccupa questa Legge 30, stiamo spiegando ai lavoratori che cos'è e quali sono le conseguenze di questi 43 modi di essere assunti non con un contratto a tempo indeterminato ma sempre in maniera precaria. I lavoratori cominciano a essere preoccupati, si sta spostando l'interesse e le nostre iniziative sono viste come una tutela dei diritti.

Vi fanno pressioni?

In fabbrica vediamo che la Fincantieri comincia a cercare di isolare la Fiom, capita spesso per esempio che i lavoratori chiedano di fare turni di notte, ma noi veniamo informati solo quando il turno è già partito. La Fincantieri tenta così di annullare la rappresentatività all'interno dei cantieri come cerca di annullarla anche a livello nazionale, non creando un tavolo di discussione, ma visto che la Fiom è il sindacato maggioritario all'interno della cantieristica e rappresenta la maggior parte dei lavoratori non è giusto che non sia convocato per discutere del precontratto.

C’è una strategia unitaria nella battaglia sindacale, tra i vari cantieri?

Le iniziative che facciamo non sono combinate a livello nazionale, ma settimanalmente si cerca un po' tutti quanti di mantenere quel numero di ore fatte in maniera articolata o con qualche altro meccanismo, stando in contatto con un cantiere e l'altro per capire se c'è qualche iniziativa nuova che può essere portata in altri cantieri,  stimoli di nuovi scioperi, per creare entusiasmo e mettere in difficoltà l'azienda.

L'azienda ci ha già detto che ci sono probabilità che a causa degli scioperi il risultato economico per i lavoratori diminuisca perché è aumentato il costo del lavoro per la Fincantieri, vuol dire che un segnale lo stiamo dando. 


Agostino – Fincantieri di Palermo

 

Qual è stata la reazione dei lavoratori  a Palermo dopo l’accordo separato firmato a maggio?

Quando è stato firmato l’accordo, i lavoratori hanno capito che c’era stato un tentativo di minare la democrazia sociale e il fatto che questo accordo non è stato fatto votare la dice lunga.

Quando la Fiom ha deciso di aprire la battaglia per i precontratti, abbiamo discusso con i lavoratori in assemblea per spiegare le motivazioni di questa lotta e siamo arrivati al referendum sulla nostra piattaforma, che in Fincantieri a Palermo è stata votata dal 95% dei dipendenti con un consenso del 90%, a dimostrazione che i lavoratori hanno riconosciuto soprattutto la giustezza delle ragioni della Fiom. Abbiamo votato il nostro contratto, lo abbiamo sostenuto e lo stiamo sostenendo in tutte le sue fasi.

Fincantieri che posizione ha assunto?

C’è nervosismo da parte dell’azienda che non fa niente per sbloccare la situazione, anzi cerca di ostacolare le nostre lotte. Noi lavoratori siamo legati da un rapporto di forza e di compattezza, anche se sappiamo che è una vertenza lunga e difficile, ma dobbiamo difendere il nostro contratto nazionale di lavoro perché abbiamo capito che è in atto un tentativo di delegittimarlo, ad esempio con l’introduzione della Legge 30  che farà aumentare la precarizzazione e siamo molto preoccupati per questo. E poi anche i lavoratori iscritti alle altre organizzazioni sindacali si stanno rendendo conto che gli aumenti decisi con l’intesa separata sono ben poca cosa, si sono accorti che sono irrisori, non coprono nemmeno l’inflazione.

Qual è il clima in fabbrica tra i lavoratori?

Il nostro è un cantiere che negli ultimi anni si è rinnovato completamente, i giovani rappresentano l’80% della forza lavoro e dobbiamo superare qualche problema perché questa è una generazione nata in un contesto sociale particolare rispetto a quella più vecchia, che si era formata con le lotte studentesche e operaie: il nostro compito è avvicinarli a noi, farli appassionare ai temi della democrazia e della tutela dei diritti, spiegando la giustezza delle posizioni della Fiom. E poi c’è il problema del salario che è sentito da tutti, non solo dai giovani, perché anche chi ha più anni di lavoro alle spalle ha un salario al massimo di 1.200 euro al mese e da noi al sud, dove la maggior parte delle famiglie è monoreddito, le difficoltà da affrontare per arrivare a fine mese sono tante.

In questi giorni state affrontando anche la questione dell’amianto, chiedendo l’abrogazione dell’articolo 47 del decreto legislativo n. 269/03

Sì, adesso stiamo lottando anche per questo, non ci vogliono riconoscere i diritti acquisiti per aver lavorato l’amianto, e quindi queste ultime settimane ci vedono impegnati su più fronti, anche perché questo problema interessa una grande fetta di lavoratori qui al cantiere, circa 150 (su un totale di 550 dipendenti), però non tralasciamo la battaglia per il precontratto. C’è stato un tentativo di ratificare, abolire addirittura il Ccnl e con questa consapevolezza affrontiamo tutte le lotte che ci attendono.

Qual è la tua opinione su quest’ultima vicenda?

Lavoro da 28 anni in fabbrica e ne ho viste tante, ma di fronte a questa vertenza voglio fare una valutazione più profonda: in un primo momento – intendo dire subito dopo l’accordo separato – sono rimasto scioccato, non potevo credere che si fosse firmato un contratto da parte delle altre due organizzazioni sindacali che minava l’unità fra i lavoratori, questo è un fatto molto grave e non lo pensiamo solo noi che siamo qui da tanti anni, anche i giovani capiscono l’importanza della separazione che c’è stata. Ora però sono più tranquillo perché vedo che i lavoratori e la Fiom stanno ottenendo risultati un po’ dappertutto, i precontratti si firmano in molte aziende e tutta la cantieristica è impegnata su questo fronte per conquistare un accordo giusto.