Si conclude la nostra inchiesta sui precontratti con l’intervista a  Gianni Rinaldini,  segretario generale della Fiom, al quale abbiamo chiesto di tracciare un bilancio provvisorio dell’andamento delle vertenze in tutta Italia.

Oltre 6.000 gli accessi a queste pagine web, per un’indagine che si è sviluppata nel corso di due mesi e che aveva l’obiettivo di contribuire a rompere il muro di silenzio costruito attorno alla battaglia sui diritti e sulla democrazia portata avanti dalla Fiom: la nostra inchiesta è stata ripresa da alcuni quotidiani – in occasione dello sciopero generale dei metalmeccanici del 7 novembre scorso – e “La rivista del manifesto” ne ha pubblicata un’ampia sintesi nel numero di dicembre. È un successo importante, che testimonia la necessità di dar voce a chi sta lottando perché non vengano cancellati i diritti fondamentali dei lavoratori nel pieno rispetto di regole democratiche.

Certo, permangono le difficoltà nel dare spazio ai successi ottenuti – da parte dei mass media, ad esempio – ciononostante le battaglie aperte un po’ in tutte le regioni sulle vertenze contrattuali stanno dando risultati positivi: oltre 2.000 fabbriche coinvolte, 500.000 metalmeccanici, e un totale di 400 precontratti già firmati. E il riscontro più importante riguarda la capacità di tenuta  di queste lavoratrici e di questi lavoratori, che da oltre 7 mesi sono impegnati in una lotta lunga, talvolta aspra, per la difesa dei loro diritti.

Un po’ dappertutto, intervistando i lavoratori nelle fabbriche, abbiamo raccolto il loro impegno, la giustezza delle ragioni che portano un numero sempre più elevato di donne e uomini a chiedere il rispetto della loro dignità di persone, di lavoratori, e l’orgoglio di appartenere a questo sindacato, alla Fiom, che tutela il valore democratico del loro voto sul contratto.

Termina l’inchiesta, ma non termina ovviamente l’impegno della Fiom, delle lavoratrici e dei lavoratori per la conquista dei preaccordi e per la riapertura del tavolo negoziale per il contratto nazionale: le lotte si moltiplicheranno, a volte potranno essere anche più intense, vista la difficoltà di tutto il quadro politico e sociale nel quale ci muoviamo, e per questo ci sarà bisogno dell’azione e dell’impegno di tutte e tutti.

 

Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom-Cgil

A sette mesi dall’apertura della battaglia per i precontratti, sono state aperte dalla Fiom oltre 2.000 vertenze che coinvolgono 500.000 metalmeccanici, sono stati firmati 400 contratti. Anche lo sciopero del 12 dicembre è andato bene. Ti aspettavi una “tenuta” così ampia e partecipata da parte dei lavoratori?

Adesso diventa facile dire che mi aspettavo un’adesione così diffusa, ma in realtà quando abbiamo deciso questa strada del tutto originale, abbiamo fatto tutti insieme una scommessa rispetto al fatto di essere effettivamente in grado non solo di promuovere dei momenti di sciopero generale, ma di praticare all’interno degli stabilimenti un’iniziativa contrattuale che rendesse di difficile applicazione l’intesa separata sul Ccnl e la Legge 30.

Il dato che noi oggi registriamo ovviamente presenta situazioni diverse nei territori, perché sarebbe sbagliato dire che c’è una omogeneità territoriale nella presentazione dei precontratti, questo per certi aspetti ne rappresenta un limite, ma un limite dentro a un dato generale che è molto positivo, con una capacità di tenuta che neanche i padroni si aspettavano.

L’elemento che ha contribuito a questa tenuta è riferito in primo luogo alla democrazia, al fatto che i lavoratori hanno percepito la nostra proposta come una proposta che metteva nelle mani dei lavoratori e delle loro decisioni la riapertura di uno scontro contrattuale che riguarda le condizioni di lavoro, sia dal punto di vista normativo sia dal punto di vista retributivo.

Questo è stato l’elemento di maggior forza, tant’è vero che parlare di 2.000 vertenze significa che centinaia di migliaia di lavoratori metalmeccanici hanno votato la piattaforma proposta dalla Fiom, che è un dato che va ben oltre la forza organizzata della Fiom: anche i lavoratori iscritti alle altre organizzazioni sindacali hanno partecipato alle votazioni e ci hanno dato il mandato per presentare le piattaforme.

Cosa ha rappresetato nel rapporto con le lavoratrici e i lavoratori, in questa fase complessa e delicata che stanno attraversando le relazioni sindacali, la battaglia sulla democrazia che sta alla base dei precontratti?

I lavoratori non capiscono per quale ragione non possono votare questioni che riguardano la loro condizione, questioni peraltro su cui sono stati chiamati a fare sciopero, quindi giustamente assegnano un significato di espropriazione al fatto che altri possano siglare degli accordi che poi vengono resi obbligatori ed efficaci per tutti i lavoratori metalmeccanici.

Questo elemento è sentito, anche perché oramai fa parte della storia dei lavoratori metalmeccanici, non bisogna dimenticare che fino a non molto tempo fa – penso alla Zanussi quando i lavoratori bocciarono l’accordo separato con Fim e Uilm – era considerata pratica normale quella di votare sugli accordi, compresi quelli separati. Improvvisamente ai lavoratori metalmeccanici è stato detto che loro non possono più votare, e questo ha determinato una situazione insostenibile. Dare voce a questa esigenza ci ha permesso di tenere aperto il conflitto per tanti mesi.

Nelle interviste fatte ai delegati, si percepisce l’orgoglio di appartenere a questa organizzazione sindacale, alla Fiom, e che i padroni, nell’affrontare questo momento particolare di lotta, hanno a che fare con lavoratrici e lavoratori fortemente determinati nel portare avanti la battaglia in difesa dei loro diritti.

Noi registriamo una crescita tutte le volte che i lavoratori hanno modo di votare, basta vedere le elezioni delle Rsu. È evidente che aprendo una situazione di conflitto sociale si scatena anche la creatività, nel senso che si mette in moto un nuovo protagonismo e a quel punto aumenta l’inventiva, visto che si è arrivati agli scioperi articolati a seconda del numero delle scarpe, perché anche questi sono gli elementi. Un movimento di questa natura rivela un disagio sociale profondo e nello stesso tempo il fatto che i lavoratori non hanno intenzione di essere annullati, perché dietro all’operazione della democrazia, l’idea che si è tentato e si tenta di far passare è che sia possibile fare degli accordi senza il voto dei lavoratori. Questo vuol dire che i lavoratori non esistono più, non hanno più voce, perché se ai lavoratori togli lo strumento della democrazia è evidente che vengono annullati e che gli accordi possono essere fatti con qualsiasi soggetto, e applicati a tutti a prescindere da quello che pensano i lavoratori. Quindi lo strumento dello sciopero e lo strumento della democrazia sono stati, sono e continueranno a essere i due strumenti fondamentali che hanno a disposizione le lavoratrici e i lavoratori.

In questo periodo di lotte impegnative e prolungate nel tempo, c’è stato un avvicinamento dei giovani alle vicende sindacali, ai temi che porta avanti la Fiom: c’è un interesse rinnovato da parte loro. Hai riscontrato questo incontrando le lavoratrici e i lavoratori nelle fabbriche, durante le assemblee?

I giovani da un po’ di tempo caratterizzano le iniziative del sindacato, a partire da quelle della Fiom. Ci sono anche  momenti di stanca, è inevitabile, poi però si scopre che quando vengono chiamati a produrre momenti di iniziative, di manifestazioni, partecipano e in alcuni casi anche in un modo del tutto inaspettato. In realtà temi come la democrazia e la precarizzazione dei rapporti di lavoro, che poi significano la possibilità di avere delle certezze finanche sul tempo di lavoro e sul tempo di vita, sono gli elementi che segnano una nuova partecipazione dei giovani. I diritti e la democrazia, oltre alle questioni internazionali come la pace, hanno determinato un nuovo protagonismo da parte dei giovani.

All'ultimo Comitato centrale della Fiom hai parlato di generalizzazione dei precontratti distinguendo questo concetto da quello di estensione. Come mai? Cosa è la generalizzazione?

C’è stata una discussione un po’ particolare su questi due termini. Il problema non è che generalizzazione vuole dire che ovunque, in tutte le aziende metalmeccaniche ci deve essere assolutamente il precontratto; ad esempio, non è che in un territorio se nel 20% di aziende non hanno presentato il precontratto si può parlare di risultato insufficiente, casomai altra cosa è trovarsi di fronte a delle realtà dove la Fiom è fortemente presente e dove l’80% non ha presentato il precontratto. Allora, fuori da una discussione fortemente diplomatica su generalizzazione o estensione, il problema è se l’insieme dell’organizzazione lavora per presentare i precontratti, non il nascondersi dietro a un temine come “estensione”, per fare i precontratti soltanto in poche realtà o in qualche realtà simbolica solo per dire che si sono fatti.

Hai ribadito anche che il sindacato non può che essere autonomo, indipendente e unitario: come si collocano questi concetti nella strategia della Fiom?

Le scelte che abbiamo fatto, le scelte che stiamo compiendo stanno dentro un’idea di organizzazione sindacale che deve essere democratica, e quindi che si rimette al giudizio dei lavoratori; un’organizzazione sindacale autonoma e indipendente, o meglio che è autonoma in quanto è indipendente perché la sua legittimità le deriva sempre dal voto dei lavoratori. Questo è un elemento decisivo insieme alla progettualità del sindacato per caratterizzare il profilo di un’organizzazione sociale che mantenga una capacità di interlocuzione con tutte le forze politiche. Ovviamente nel termine “autonomia e indipendenza” non c’è una irrilevanza rispetto al quadro politico: nel dire indipendenza dal governo, dai padroni e dai partiti c’è la capacità di essere un soggetto politico, un’organizzazione politica che però è tale se è fondata sulla democrazia.

Una stagione di lotte quindi che non ha precedenti perchè prodotta da una situazione politica economica e sociale inedita. Ma qual è il pericolo maggiore per le lavoratrici e i lavoratori in questo momento che viene dalle politiche attuate dai padroni e dal governo?

Credo che il pericolo sia molto evidente, nel senso che siamo di fronte all’espressione di un progetto politico e di un progetto sociale che elimina di fatto la contrattazione e l’autonomia delle rappresentanze sociali. Cioè è un progetto dove il riferimento assunto è l’impresa, l’impresa come interesse generale e non esistono più di fatto l’espressione democratica di interessi diversi come proprio nel rapporto tra la condizione dei lavoratori dipendenti e la condizione del padrone. Questo è l’elemento su cui oggi si è di fronte a un processo che annulla la contrattazione, annullando da una parte tutti gli spazi di democrazia e incrementando tutti i livelli di precarizzazione. La legge 30 da questo punto di vista è la legge, per dirla come il presidente del Consiglio Berlusconi, che rende l’Italia “il paese più flessibile d’Europa”.

La Fiom andrà avanti anche nel 2004 con la battaglia sui precontratti, ora è il momento dei grandi gruppi.

La Fiom andrà avanti coi precontratti. Inoltre, laddove si determina un incrocio tra i precontratti presentati, votati con le iniziative che stiamo facendo, e la scadenza del secondo livello, e cioè dalla contrattazione aziendale prevista normalmente, in quelle situazioni abbiamo deciso di proporre una piattaforma comune che recepisca anche gli obiettivi del precontratto. Ovviamente questo a partire dal fatto che si definisca unitariamente un percorso democratico, cioè che i lavoratori abbiano la possibilità di votare la piattaforma e l’accordo aziendale, perché in questa fase siamo di fronte alle prime esperienze di incrocio tra i precontratti e le piattaforme di secondo livello sia in alcuni grandi gruppi come ad esempio la Zanussi, per certi aspetti anche la Fincantieri, sia in aziende importanti come la Ducati Motor*. Quindi il problema è definire la bussola che deve reggere tutta l’iniziativa, che cosa significa esercitare in pieno la scelta di essere un sindacato democratico, unitario – perché non c’è nulla di più unitario se non la democrazia nel rapporto con i lavoratori – e autonomo, e che a partire da questa scelta ovviamente, nella dinamica poi delle diverse aziende, delle diverse realtà, si possono avere anche situazioni diverse, aziende dove oggi c’è il precontratto, aziende che avranno probabilmente l’incrocio nelle prossime settimane, oppure accordi particolari come quello fatto unitariamente all’Ilva di Taranto sui contratti di inserimento che sostituiscono quelli di formazione lavoro.

Il problema è come la Fiom fa i conti con l’insieme di queste questioni, sapendo che siamo dentro a un conflitto sociale che non accenna a diminuire, anzi per certi aspetti può avere un’ulteriore crescita, vista la situazione che tra l’altro si propone dal versante dello Stato sociale, dal versante delle pensioni: del resto questo governo e questa Confindustria non lasciano molto respiro perché a getto continuo intervengono e decidono su questioni che ineriscono il lavoro e che peggiorano le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

a cura di Stefania Frezza

  Roma, 15 dicembre 2003

* Alla Ducati Motor il precontratto e il contratto aziendale sono stati firmati dalla Ducati e dalle tre organizzazioni sindacali il 18 dicembre 2003.