Legge 9 dicembre 1977, n. 903.
"Parita’
di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro"
(modificata
dalla Legge 53/2000)
E'
vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda
l'accesso al lavoro indipendentemente dalle modalita’ di assunzione e
qualunque sia il settore o il ramo di attivita’, a tutti i livelli della
gerarchia professionale. La discriminazione di cui al comma precedente e’
vietata anche se attuata:
1)
attraverso il riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o di
gravidanza;
2)
in modo indiretto, attraverso meccanismi di preselezione ovvero a mezzo
stampa o con qualsiasi altra forma pubblicitaria che indichi come requisito
professionale l'appartenenza all'uno o all'altro sesso. Il divieto di cui ai
commi precedenti si applica anche alle iniziative in materia di orientamento,
formazione, perfezionamento e aggiornamento professionale, per quanto concerne
sia l'accesso sia i contenuti. Eventuali deroghe alle disposizioni che precedono
sono ammesse soltanto per mansioni di lavoro particolarmente pesanti individuate
attraverso la contrattazione collettiva. Non costituisce discriminazione
condizionare all'appartenenza ad un determinato sesso l'assunzione in
attivita’ della moda, dell'arte e dello spettacolo, quando cio’ sia
essenziale alla natura del lavoro o della prestazione.
La
lavoratrice ha diritto alla stessa retribuzione del lavoratore quando le
prestazioni richieste siano uguali o di pari valore. I sistemi di
classificazione professionale ai fini della determinazione delle retribuzioni
debbono adottare criteri comuni per uomini e donne.
E'
vietata qualsiasi discriminazione fra uomini e donne per quanto riguarda
l'attribuzione delle qualifiche, delle mansioni e la progressione nella
carriera. Le assenze dal lavoro, previste dagli articoli 4 e 5 della legge 30
dicembre 1971, n. 1204 (2), sono considerate, ai fini della progressione nella
carriera, come attivita’ lavorativa, quando i contratti collettivi non
richiedano a tale scopo particolari requisiti.
Art. 4
Omissis
Art. 5
Abrogato
Art. 6
Le
lavoratrici che abbiano adottato bambini, o che li abbiano ottenuti in
affidamento preadottivo, ai sensi dell'articolo 314/20 del codice civile,
possono avvalersi, sempreche’ in ogni caso il bambino non abbia superato al
momento dell'adozione o dell'affidamento i sei anni di eta’, dell'astensione
obbligatoria dal lavoro di cui all'articolo 4, lettera c), della legge 30
dicembre 1971, n. 1204, e del trattamento economico relativo, durante i primi
tre mesi successivi all'effettivo ingresso del bambino nella famiglia adottiva o
affidataria. Le stesse lavoratrici possono altresi’ avvalersi del diritto di
assentarsi dal lavoro di cui all'articolo 7, primo comma, della legge di cui
sopra entro un anno dall'effettivo ingresso del bambino nella famiglia e
sempreche’ il bambino non abbia superato i tre anni di eta’, nonche’ del
diritto di assentarsi dal lavoro previsto dal secondo comma dello stesso
articolo 7.
Art. 6-bis
1.
Il padre lavoratore ha diritto di astenersi dal lavoro nei primi tre mesi dalla
nascita del figlio, in caso di morte o di grave infermità della madre ovvero di
abbandono, nonché in caso di affidamento esclusivo del bambino al padre.
2. Il padre
lavoratore che intenda avvalersi del diritto di cui al comma 1 presenta al
datore di lavoro la certificazione relativa alle condizioni ivi previste. In
caso di abbandono, il padre lavoratore ne rende dichiarazione ai sensi
dell'articolo 4 della legge 4 gennaio 1968, n. 15.
3.
Si applicano al padre lavoratore le disposizioni di cui agli articoli 6 e 15,
commi 1 e 5, della legge 30 dicembre 1971, n. 1204, e successive modificazioni.
4. Al padre lavoratore si
applicano altresí le disposizioni di cui all'articolo 2 della legge 30 dicembre
1971, n. 1204, e successive modificazioni, per il periodo di astensione dal
lavoro di cui al comma 1 del presente articolo e fino al compimento di un anno
di età del bambino. (
v. art.13 L.53/2000)
Art. 6-ter.
1.
I periodi di riposo di cui all'articolo 10 della legge 30 dicembre 1971, n.
1204, e successive modificazioni, e i relativi trattamenti economici sono
riconosciuti al padre lavoratore:
a) nel caso in cui i figli siano
affidati al solo padre;
b)
in alternativa alla madre
lavoratrice dipendente che non se ne avvalga;
c) nel caso in cui la madre
non sia lavoratrice dipendente".(
v. art.13 L.53/2000)
Art. 7
Il
diritto di assentarsi dal lavoro e il trattamento economico previsti
rispettivamente dall'art. 7 e dal secondo comma, dell'art. 15, L. 30 dicembre
1971, n. 1204, sono riconosciuti anche al padre lavoratore anche se adottivo o
affidatario ai sensi dell'art. 314/20 del codice civile in alternativa alla
madre lavoratrice ovvero quando i figli siano affidati al solo padre. A tal
fine, il padre lavoratore presenta al proprio datore di lavoro una dichiarazione
da cui risulti la rinuncia dell'altro genitore ad avvalersi dei diritti di cui
sopra, nonche’ nel caso di cui al secondo comma dell'articolo 7 della legge 30
dicembre 1971, n. 1204 il certificato medico attestante la malattia del bambino.
Nel caso di cui al primo comma dell'articolo 7 della legge 30 dicembre 1971, n.
1204, il padre lavoratore, entro dieci giorni dalla dichiarazione di cui al
comma precedente, deve altresi’ presentare al proprio datore di lavoro una
dichiarazione del datore di lavoro dell'altro genitore da cui risulti l'avvenuta
rinuncia. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano ai padri
lavoratori, compresi gli apprendisti, che prestino la loro opera alle dipendenze
di privati datori di lavoro, nonche’ alle dipendenze delle amministrazioni
dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, delle regioni, delle province, dei
comuni, degli altri enti pubblici, anche a carattere economico, e delle
societa’ cooperative, anche se soci di queste ultime. Sono esclusi i
lavoratori a domicilio e gli addetti ai servizi domestici e familiari.
(v.art.17,
c.4, L.53/2000)
Art.
8
Per
i riposi di cui all'articolo 10 della legge 30 gennaio 1971, n. 1204, con
effetto dal 1° gennaio 1978, e’ dovuta dall'ente assicuratore di malattia,
presso il quale la lavoratrice e’ assicurata, un'indennita’ pari all'intero
ammontare della retribuzione relativa ai riposi medesimi. L'indennita’ e’
anticipata dal datore di lavoro ed e’ portata a conguaglio con gli apporti
contributivi dovuti all'ente assicuratore. All'onere derivante agli enti di
malattia per effetto della disposizione di cui al primo comma, si fa fronte con
corrispondenti apporti dello Stato. A tal fine gli enti di malattia tengono
apposita evidenza contabile.
Art.
9
Gli
assegni familiari, le aggiunte di famiglia e le maggiorazioni delle pensioni per
familiari a carico possono essere corrisposti, in alternativa, alla donna
lavoratrice o pensionata alle stesse condizioni e con gli stessi limiti previsti
per il lavoratore o pensionato. Nel caso di richiesta di entrambi i genitori gli
assegni familiari, le aggiunte di famiglia e le maggiorazioni delle pensioni per
familiari a carico debbono essere corrisposti al genitore con il quale il figlio
convive. Sono abrogate tutte le disposizioni legislative che siano in contrasto
con la norma di cui al comma precedente
……Omissis
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