COMUNICATO
FIOM-CGIL SU ACCORDO
SEPARATO UNIONMECCANICA-CONFAPI
Unionmeccanica-Confapi ha fatto finta: la volontà, sempre dichiarata nel corso delle trattative, di voler intraprendere una strada diversa da Federmeccanica per fare il Contratto è stata seccamente smentita dal testo presentato alle parti il 28 maggio, e sottoscritto da Fim e Uilm il giorno dopo. Con un atto di totale subordinazione alla Federmeccanica, Unionmeccanica-Confapi assume integralmente quell’accordo e lo peggiora. Nonostante la rappresentatività della Fiom nelle aziende Unionmeccanica-Confapi sia ben oltre la maggioranza assoluta degli iscritti al sindacato e quindi, ancor più consistente rispetto alla situazione delle aziende Federmeccanica, si sceglie in totale dispregio della democrazia di firmare un “non contratto” con sindacati fortemente minoritari. Forse per questo viene rotto ogni indugio, facendo scelte la cui illegittimità è smaccata. Quello che è stato prodotto è un danno gravissimo ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, alla democrazia. La Fiom, le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici delle aziende Uniomeccanica-Confapi non lo potranno consentire. Nonostante la Fiom abbia ripetutamente e in modo netto affermato la propria intenzione di negoziare dichiarando: · la volontà di risolvere nel corso della trattativa i rinvii alla contrattazione contenuti nella nuova legge sull’orario; · la disponibilità a regolamentare il tempo determinato destrutturato dal D. Lgs 368/2002, definendo in questo ambito anche il tempo di verifica per la trasformazione a tempo indeterminato contro gli abusi; · l’intenzione di non ridurre il contratto nazionale a puro strumento di ricezione della Legge 30/2003 sul mercato del lavoro; · la volontà di discutere il salario con l’obiettivo della salvaguardia del potere d’acquisto reale delle retribuzioni; Unionmeccanica-Confapi ha deciso di rifiutare il confronto. “L’accordo” infatti ricopia letteralmente il testo di Federmeccanica, che: - vuole inserire nel contratto le normative previste dalla Legge 30/2003. Legge che introdurrà la precarietà totale del mercato del lavoro attraverso i contratti a chiamata, la totale liberalizzazione degli appalti, l’affitto permanente di manodopera; - vuole inserire nel contratto le norme del D. Lgs 368/2002 sul tempo determinato, abolendo nell’immediato un intero paragrafo del contratto; - vuole inserire la norma del D. Lgs 66/2003 riscrivendo l’intero capitolo dell’orario di lavoro; - peggiora le norme sul lavoro interinale; - peggiora qualitativamente la normativa per i lavoratori discontinui; - prevede aumenti irrisori sulle trasferte e istituisce l’istituto della reperibilità in modo obbligatorio; - cancella, riscrive e peggiora, interprentando restrittivamente la Legge 626, l’intero articolo relativo alla salute e alla sicurezza; - mette in discussione l’inquadramento unico con una unica differenza: Unionmeccanica Confapi sceglie di accelerare i tempi di lavoro del Gruppo di lavoro, rispetto a quanto previsto da Federmeccanica, avviando già a partire dal 1° ottobre 2005 una sperimentazione del nuovo inquadramento in 5 province, rompendo quindi l’uniformità di trattamento sulle professionalità fra lavoratori della Unionmeccanica di diversi territori; - per estrema diligenza verso Federmeccanica, Unionmeccanica-Confapi contraddice la sua dichiarazione fatta in trattativa sulla volontà di non introdurre l’Ente Bilaterale, decidendone invece la costituzione (però si chiamerà Organismo Bilaterale) comprensiva anche delle articolazioni territoriali; - smaccata la scelta sul salario, dove Unionmeccanica-Confapi non onora neppure l’accordo firmato unitariamente nel 2001: sono esattamente i 69 euro di Federmeccanica più i 21 di anticipo sul prossimo biennio a dicembre 2004, con la stessa dicitura. In questo caso però, anche formalmente, l’aumento salariale è inferiore all’inflazione perché Federmeccanica ha scontato l’anticipo delle 18.000 lire dell’accordo separato precedente, che non c’erano in Unionmeccanica-Confapi; - oltre a ciò, Unionmeccanica-Confapi manomette ulteriormente, e con effetto immediato, le normative del contratto precedente, peggiora le condizioni di lavoro e toglie diritti aumentando le ore di straordinario obbligatorio per i lavoratori in produzione non-turnisti da 32 a 40 ore e per i lavoratori non in produzione da 36 a 40; - novità assoluta è poi l’introduzione del “Patto formativo” secondo cui qualora un lavoratore abbia partecipato a corsi di formazione, totalmente o anche solo in parte a carico dell’impresa, nei 24 mesi precedenti e si volesse dimettere dovrà pagare la formazione ricevuta attraverso l’allungamento del periodo di preavviso: fino a 1,5 mesi se di 4^ categoria, fino a 2 mesi se di 5^ e 6^categoria, fino a 2,5 mesi se di 8^ e 9^. La formazione quindi, da diritto individuale diventa proprietà dell’impresa che quindi ne può richiedere la riscossione. Per coprire la totale illegittimità di questa norma, al danno ai diritti che viene compiuto, se ne aggiunge un altro: in totale sintonia con il Patto per l’Italia, si usa la contrattazione collettiva per sviluppare la contrattazione individuale esponendo i lavoratori al rapporto individuale e ricattatorio con l’impresa. D’ora in avanti, se un lavoratore vuole partecipare a iniziative di formazione sarà costretto a sottoscrivere un patto formativo? E quali altre “clausole” potranno essere inserite in tali “patti formativi”? - infine, l’accordo prevede un impegno alla verifica del protocollo del 23 luglio ’93, non solo come raccomandazione delle parti stipulanti alle rispettive Confederazioni, ma con la dichiarazione che nel caso in cui non si realizzasse al tavolo proprio la manomissione della struttura contrattuale sui 2 livelli, lo faranno nel rinnovo del prossimo biennio direttamente Unionmeccanica e Fim e Uilm. Sorprendono davvero le dichiarazioni conclusive di Unionmeccanica: questo accordo risponderebbe finalmente alle specificità delle Pmi e, con tale accordo, si sarebbero poste le basi per un modo nuovo e più avanzato di intendere le relazioni sindacali. Anche in questo caso fare accordi con organizzazioni fortemente minoritarie e/o con chi ci sta, non rappresenta una novità: è la conferma di un adeguamento al modello Federmeccanica. Per la Fiom, naturalmente, la vertenza è ancora aperta, il rinnovo contrattuale è da riconquistare.
Fiom-cgil nazionale Roma, 29 maggio 2003 |