Nota informativa n. 7

dopo l’incontro del 14 novembre  con Federmeccanica

 

 

Il 14 novembre Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di sospendere anticipatamente il negoziato in ristretta con Federmeccanica e di rinviare il confronto alla seduta plenaria, del 21 novembre. Era stato anche proposto alla Federmeccanica di proseguire l’approfondimento in sede di commissione tecnica, ma essa ha rifiutato la proposta.

La ragione di fondo di questa situazione è determinata dal fatto che sull’inquadramento unico la Federmeccanica ha sostanzialmente presentato un rifiuto di principio a discutere della materia. Non solo, dunque, si è detto di no alla piattaforma sindacale e non si è risposto al documento dettagliato presentato da Fim, Fiom, Uilm il 25 ottobre, ma non è stata presentata alcuna controproposta sulla materia.

La stessa verifica compiuta in commissione tecnica sulla proposta di unificazione del trattamento normativo operai-impiegati, ha permesso di appurare che, almeno allo stato attuale, la materia dell’inquadramento unico non è parte dell’impostazione della Federmeccanica. Le imprese, infatti, propongono l’unificazione normativa sul salario, sulle ferie, sul periodo di prova, sulle trasferte e su altri punti, ma finora hanno escluso la costruzione di una declaratoria comune per operai e impiegati nell’inquadramento.

Dal confronto in sede di commissione e dalle posizioni politiche assunte da Federmeccanica emerge, dunque, che la proposta di parificazione operai- impiegati non è uno strumento per agevolare la riforma dell’inquadramento, ma viene presentata nei fatti in alternativa ad esso.

Anche sui temi della parità normativa abbiamo riscontrato elementi preoccupanti (vi alleghiamo il materiale presentato da Federmeccanica). In particolare, la mensilizzazione della retribuzione per gli operai comporterebbe per essi una perdita annua di poco più di 11 ore di retribuzione (oltre 100 euro). La Federmeccanica non ha minimamente chiarito come intende affrontare questa materia, lasciando anzi libera interpretazione sul fatto che il miglioramento del trattamento normativo sugli straordinari e/o sugli scatti per gli operai, possa compensare questa perdita. Si andrebbe così a una parità normativa a costo zero per le imprese, che in alcuni casi danneggerebbe una parte dei lavoratori. Inoltre la parità normativa nel periodo di prova allungherebbe tale periodo per gli operai, con un netto peggioramento. La materia quindi è particolarmente delicata e non si presenta più con quell’aspetto comunque positivo, anche se offerto unilateralmente dalle imprese, con la quale era stata inizialmente proposta.

Sui diritti d’informazione e più in generale sulla materia diritti abbiamo riscontrato una disponibilità, nei lavori delle commissioni, da parte della Federmeccanica, naturalmente ovunque non ci siano veri costi delle imprese e là ove la legislazione obblighi comunque a definire intese migliorative. Così vale per l’estensione dei diritti di informazione e consultazione aziendale fino a 50 dipendenti (previsti da un avviso comune recepito in legge), così come sulla salute e sicurezza, là ove interviene il nuovo testo unico. C’è pure la disponibilità alla commissione nazionale sui migranti e a azioni comuni sul diritto allo studio.

Dove invece il contrasto resta quello pesantissimo sinora delineatosi è sulla materia degli orari, ove la Federmeccanica continua a pretendere l’applicazione della legge 66, con il superamento dell’orario settimanale in orario medio, e flessibilità e straordinario obbligatori. La stessa posizione sul salario viene legata alle risposte sull’orario. Infatti la Federmeccanica sostiene che si può andare oltre i 70 euro previsti dalle regole del 23 luglio solo se le imprese hanno un risultato sul piano della flessibilità degli orari. Sulla richiesta dell’istituto del “mancato premio di risultato” la risposta è negativa, attenuata dalla disponibilità a mantenere la stessa normativa sperimentata per i 130 euro dell’ultimo accordo (assorbibilità totale di ogni voce aziendale). Sul mercato del lavoro continua a rimanere il blocco della posizione attorno alla pura e semplice applicazione del protocollo 23 luglio 2007, con il sostanziale rifiuto di tutte le principali richieste presentate.

In sintesi, siamo di fronte a una Federmeccanica che finora ha presentato come possibile conclusione contrattuale uno schema nel quale vi sono un po’ di diritti d’informazione e di miglioramenti sul piano delle relazioni, uno scambio salario-flessibilità, senza però giungere vicini alle richieste presentate, e il rifiuto sostanziale della piattaforma su inquadramento e mercato del lavoro.

E’ evidente, dunque, che quella che abbiamo di fronte è sostanzialmente una non risposta sui punti politici della piattaforma, un tentativo di stravolgere il senso della vertenza. Le stesse iniziative unilaterali della Fiat e di altre grandi aziende, sono sempre più vicine a un’ipotesi di ridimensionamento politico del ruolo e del contratto nazionale, che può servire solo a definire alcuni obblighi per i lavoratori, che poi vanno riscossi azienda per azienda.

Bisogna dunque chiarire che sui punti fondamentali della vertenza non si è ancora aperto alcun vero negoziato. Non siamo nella situazione nella quale alla proposta del sindacato corrisponde una controproposta delle aziende, per cui si comincia davvero a negoziare per trovare un compromesso. Siamo ancora di fronte a un impianto politico alternativo alla piattaforma, posizione che evidentemente serve alla Federmeccanica per governare tutte le differenze che sempre più spesso emergono nel mondo delle imprese.

 

Per questo si è deciso di non continuare il negoziato in ristretta, che avrebbe dato la sensazione di un avanzamento che in realtà non c’è, ma di rendere più esplicito il 21 novembre come momento nel quale si chiarisce lo stato effettivo della vertenza.

 

Fiom nazionale

 

Roma, 15 novembre 2007