I lavoratori dell’ artigianato metalmeccanico settori produzione installazione impianti odontotecnici orafi argentieri in sciopero venerdì 30 marzo per rivendicare il rinnovo del contratto di lavoro

 

Oltre 500.000 lavoratori metalmeccanici attendono il rinnovo del contratto collettivo di lavoro, scaduto da oltre due anni per la parte economica e da ben sette anni per la parte normativa.

Sono i metalmeccanici che lavorano nelle imprese artigiane

Sono molti ma sono meno visibili dei lavoratori dell’industria perché sono frammentati in migliaia di piccole e piccolissime aziende dove è difficile scioperare e quasi mai bloccano autostrade o stazioni ferroviarie, dunque non fanno notizia e raramente la stampa e la tv si occupano di loro e dei loro problemi.

Ma hanno, come gli altri metalmeccanici, bisogni e aspettative e da tanto tempo aspettano di vedere riconosciuto il diritto a un nuovo Ccnl e precisamente:

- hanno avuto l’ultimo rinnovo normativo del Contratto nel 1997, ben dieci anni fa: nel 2000 quel contratto avrebbe dovuto essere rinnovato, e di nuovo avrebbe dovuto esserlo nel 2004.

- Ma ciò non è avvenuto con la conseguenza che le norme del contratto risultano antiquate per certi versi e inadatte a rappresentare i problemi che si presentano, e che permangono, quando non si  accentuano, condizioni di inferiorità nella tutela per i lavoratori che operano nell’artigianato;

- hanno avuto due “contratti ponte” fatti per salvaguardare il potere d’acquisto delle retribuzioni ma questo è avvenuto a posteriori con incrementi delle retribuzioni ritardati e non compensati da arretrati.

- Tutto ciò ha prodotto uno scostamento rilevante e mai registrato prima con tali dimensioni tra il salario minimo dell’industria e quello dell’artigianato.

Eppure il settore artigianale è attivo, produce una parte importante della ricchezza del paese e rappresenta nell’economia nazionale una risorsa importante.

Ma di questa ricchezza prodotta ai dipendenti delle aziende artigiane finora non è toccato nulla.

I lavoratori delle aziende artigiane condividono responsabilità e problemi con l’azienda, ma non hanno se non limitate tutele in caso di crisi dell’impresa, dispongono di minori tutele normative di legge nel raffronto col settore industriale e da tanti anni ormai non ricevono in tempi adeguati una corretta rivalutazione delle retribuzioni che permetta di tutelarne in tempo reale il potere d’acquisto

La contrattazione è bloccata anche al livello regionale, dove, stanti gli accordi tra le parti, si dovrebbe realizzare per il settore il secondo livello di contrattazione in cui ridistribuire la ricchezza derivante da produttività e qualità del lavoro e la redditività prodotta dal settore.

Fim, Fiom, Uilm con i lavoratori dell’artigianato chiedono pertanto alle Organizzazioni Imprenditoriali dell’Artigianato di porre termine alla stasi contrattuale che dura da troppi anni e di dare risposte adeguate ai ben visibili problemi dei lavoratori del settore rinnovando il contratto nazionale.

Le iniziative pubbliche, i presidi e gli incontri con le istituzioni che caratterizzeranno in tutta Italia la giornata di mobilitazione del 30 marzo vogliono far sentire, dare voce, dare visibilità alle lavoratrici e ai lavoratori dipendenti dalle imprese artigiane metalmeccaniche.

Fim, Fiom, Uilm nazionali

Roma, 21 marzo 2007