Documento del Comitato Centrale dell’8-9 settembre 2004

 

Per una nuova politica economica e sociale

 

Il Comitato centrale della Fiom, di fronte al persistere di una stagnazione economica ed industriale che dura da diversi anni, di fronte alla mancata soluzione della crisi di alcuni grandi gruppi, a partire dalla Fiat, di fronte all’aggravarsi della situazione industriale e occupazionale di tante industrie medie e piccole e in particolare del settore delle telecomunicazioni, ritiene indispensabile una svolta di politica economica e industriale.

Il persistere delle difficoltà economiche dimostra che la politica fondata sulla compressione del costo del lavoro e sulla riduzione della spesa pubblica e sociale, anziché produrre risultati diventa un fattore di aggravamento della crisi. Per questo la Fiom richiede:

1.            Una politica fiscale che, anziché ridurre le tasse ai ceti più abbienti, ripristini il fiscal drag, persegua la lotta all’elusione e all’evasione fiscale, introduca tassazioni sulla ricchezza e sui patrimoni, reperendo per questa via risorse adeguate a finanziare lo sviluppo.

2.            Una politica industriale ed economica, fondata su un forte intervento pubblico, sia come programmazione delle scelte, attraverso la ridefinizione della politica di settore, sia come coinvolgimento del potere pubblico, ai vari livelli, nella gestione delle imprese strategiche. Vanno mantenute o riportate alla proprietà pubblica le grandi reti di distribuzione della comunicazione e dei servizi. In tutti i settori strategici e ad alta tecnologia, va mantenuto o ripristinato un forte intervento pubblico nella gestione delle imprese. Le crisi industriali, come quella della Fiat, in assenza di soluzioni imprenditoriali adeguate, devono vedere centrale la partecipazione del capitale pubblico. Per tutte queste ragioni è da respingere la ventilata privatizzazione di Finmeccanica.

3.            Occorre un programma straordinario per finanziare la formazione dei lavoratori, la crescita della qualità della produzione dei prodotti, lo sviluppo della ricerca. Vanno definiti piani strategici sul terreno dell’energia (produzione, consumo industriale, politica tariffaria), dell’ecologia, dell’assetto del territorio, coinvolgendo in un grande dibattito democratico le popolazioni interessate. Occorre trasformare i vari progetti in un vero e proprio piano per la qualità dello sviluppo.

4.            Occorre fermare la precarizzazione del lavoro, partendo dall’abrogazione della Legge 30 e ricostruendo diritti e certezze per quelle intere generazioni di lavoratrici e lavoratori che rischiano di essere travolte dall’assoluta precarietà delle loro condizioni. Va affermato un programma per i diritti uguali in tutto il mondo del lavoro per i lavoratori nativi così come per i lavoratori migranti.

5.            Occorre estendere e sviluppare la spesa sociale, anche come strumento di redistribuzione della ricchezza a favore del mondo del lavoro e delle classi più povere. Va fermato il processo di privatizzazione nei servizi pubblici, restituendo assoluta centralità alla funzione pubblica nella scuola, nelle pensioni, nella sanità, nell’assistenza sociale. Va drasticamente rivisto il percorso dell’allungamento dell’età pensionabile, che colpisce iniquamente soprattutto i giovani e i lavoratori che compiono mansioni più faticose. Occorre garantire un’adeguata contribuzione alle nuove generazioni. Per tutti questi processi occorre ridefinire un progetto per lo sviluppo dei servizi e dello stato sociale del paese, aumentando la quota complessiva della spesa sociale pubblica sul reddito nazionale.

6.            Occorre rinnovare profondamente la democrazia del nostro paese senza cedere alle tentazioni della frantumazione e della rottura della solidarietà. Va messo in discussione il processo federalista fin qui messo in atto e in preparazione dal governo. Occorre riaffermare l’unità del paese nei servizi, nel diritti, nei poteri di fondo garantiti dalla Costituzione.

Vanno estese la partecipazione e la democrazia e per questo va varata una legge che garantisca la democrazia sindacale in tutti i luoghi di lavoro.

La Fiom respinge con forza l’impostazione della nuova finanziaria, che si prefigura come un pesante intervento di tagli sulle prestazioni sociali, sui diritti, sull’occupazione. Occorre lottare a fondo contro questa impostazione del governo, che aggrava la crisi del paese ed invece sostenere la piattaforma sindacale per una politica economica alternativa. Per questo è necessario giungere in tempi rapidi a uno sciopero generale che segni l’avvio di una mobilitazione lunga e diffusa nel paese.

 

Le vertenze contrattuali e la riforma della contrattazione

Il Comitato centrale della Fiom respinge con forza tutti i tentativi in atto di ridimensionare il peso e la funzione del Contratto nazionale. Tali tentativi sono il frutto di un’offensiva di carattere europeo, nella quale le forze conservatrici e una parte importante del mondo delle imprese puntano a mettere in discussione i diritti e la contrattazione sindacale, perseguendo l’applicazione in Europa del modello sociale degli Stati Uniti.

In Italia l’attacco al Contratto nazionale ha questo segno di fondo, esso non nasce dall’idea di aumentare o decentrare la contrattazione, ma dal proposito di individualizzare e flessibilizzare ancora di più il rapporto di lavoro, sostituendo il mercato e la competizione sociale alla contrattazione e ai diritti collettivi.

Per queste ragioni la Fiom considera un principio di fondo della propria iniziativa la difesa e il rafforzamento del ruolo salariale e normativo del Contratto nazionale. Tutta l’iniziativa della Fiom, è volta a questo obiettivo. Anche la crescita dell’iniziativa articolata può e deve avvenire solo nel contesto di una crescita delle funzioni unificanti del Contratto nazionale.

La riforma del sistema contrattuale deve prevedere il rafforzamento del Contratto nazionale. Ove questa scelta non sia attualmente possibile sul piano più generale, dovranno essere le singole vertenze contrattuali a definire, anche attraverso l’uso della leva dei rapporti di forza, spazi e poteri per il Contratto nazionale. Vanno rispettate le scadenze naturali per il rinnovo dei contratti e pertanto va respinta ogni impostazione che provochi direttamente o indirettamente il blocco contrattuale. La Fiom ritiene improponibile la riedizione di patti fondati su una politica di scambio tra moderazione rivendicativa e impegni delle imprese sullo sviluppo. La Fiom ribadisce che su tutti i temi della riforma contrattuale, prima di qualsiasi definizione di proposte tecniche, sia indispensabile coinvolgere il mondo del lavoro in una vasta consultazione. La crescita dei salari reali, a partire dal Contratto nazionale, è infatti oggi un obiettivo centrale per una nuova politica economica.

Per tali ragioni la Fiom rivendica un rinnovo del prossimo biennio contrattuale che abbia la funzione di garantire ai lavoratori metalmeccanici un forte recupero salariale, rispetto a tutte le aggressioni subite dal reddito dei lavoratori. Condizione di questo recupero è un aumento dei salari che tuteli i lavoratori di fronte all’inflazione realmente esistente nel paese, senza tenere in alcun conto l’inflazione programmata, nonché recuperi quanto perso nel passato e redistribuisca, a livello nazionale, una quota della ricchezza del paese.

La Fiom è disponibile su queste basi al confronto unitario con la Fim e con la Uilm per giungere ad una piattaforma comune.

La Fiom ritiene necessaria la crescita della contrattazione aziendale e la sua estensione a tutte le imprese. Le vertenze sui pre-contratti, in molti casi, hanno mostrato una via positiva per rafforzare la contrattazione in sede d’impresa: su questa strada deve continuare l’impegno della Fiom per riqualificare tutta la contrattazione. Occorre quindi conquistare, azienda per azienda, contratti aziendali che, oltre che aumentare i salari, ripristinino il controllo dei lavoratori sulle condizioni di lavoro, sulla professionalità, sulle scelte strategiche delle aziende.

La Fiom ribadisce la scelta congressuale per l’estensione della contrattazione, sia attraverso la contrattazione di sito e di filiera, sia con la contrattazione territoriale. Questa non può essere in alternativa o in assorbimento della contrattazione aziendale. Solo là ove non è prevista la contrattazione aziendale, cioè nelle aziende sotto i 15 dipendenti nelle quali sono assenti le Rsu, si possono istituire vertenze territoriali. In ogni caso si dovranno sperimentare forme di democrazia sindacale che coinvolgano i lavoratori interessati a queste vertenze. Su tutta questa materia, in ogni caso, è necessario un concreto approfondimento da parte dell’organizzazione.

 

Democrazia sindacale e rapporti unitari

Il Comitato centrale conferma l’impostazione con la quale la Fiom ha deciso di confrontarsi con le altre organizzazioni sindacali e con le controparti. Condizione per costruire piattaforme comuni è il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di poter decidere con i referendum sulle piattaforme e sulle intese. La Fiom è disponibile alle mediazioni e alle integrazioni che valorizzino la partecipazione delle organizzazioni, dei delegati, degli iscritti ai sindacati nelle scelte contrattuali. Ma tali scelte debbono comunque avvenire nel quadro della certezza del diritto di voto delle lavoratrici e dei lavoratori.

La Fiom ritiene indispensabile una crescita della democrazia e del ruolo negoziale nelle Rsu e considera all’ordine del giorno il superamento di ogni quota riservata e garantita nella rappresentanza eletta dai lavoratori. Il potenziamento del ruolo delle Rsu è condizione indispensabile per una crescita della contrattazione aziendale.

La centralità della democrazia sindacale ripropone la necessità di una legge che la regoli e che superi ogni forma di arbitrio e che assegni certezza al diritto dei lavoratori di eleggere le proprie rappresentanze e di decidere sulla contrattazione. La Fiom si impegna quindi a rilanciare a livello politico l’iniziativa per una legge che regoli la democrazia e la rappresentanza sindacale.

 

L’iniziativa dei metalmeccanici

Di fronte al permanere o all’aggravarsi della crisi industriale, la Fiom intende perseguire una linea nella quale la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, e del loro potere contrattuale, sia strettamente legata alla difesa dell’occupazione.

Per questo:

1. Occorre sviluppare una forte iniziativa di lotta alla Fiat, nell’informatica e nelle telecomunicazioni, in tutte le realtà in crisi, per ottenere piani industriali di sviluppo, la difesa dell’occupazione in tutti gli insediamenti industriali ed in particolare nel Mezzogiorno.

2. Occorre estendere e sviluppare ovunque possibile la contrattazione aziendale sul salario e su tutti i temi della contrattazione del lavoro. Le strutture della Fiom sono impegnate politicamente a sostenere le linee rivendicative decise dall’organizzazione e, nell’ambito delle regole democratiche della contrattazione, a far sì che esse si affermino nelle piattaforme e negli accordi.

3. Va sviluppata la contrattazione nell’artigianato partendo dalle vertenze regionali e accompagnandole a un processo di sindacalizzazione. Nel settore va riaffermata con le controparti confederali, la centralità del Contratto nazionale.

4. Va avviata subito, in tutti i luoghi di lavoro, la discussione sulla preparazione per il rinnovo del biennio contrattuale e sulle risposte da dare all’attacco ai diritti dei lavoratori.

 

Cambiare le leggi per difendere i diritti

La politica economica del governo da tempo costituisce un elemento di aggravamento delle difficoltà economiche del paese. La Fiom è consapevole che una svolta di politica economica deve avvenire anche attraverso la definizione di un nuovo quadro legislativo, che riveda alla radice le scelte più inique del governo di centro-destra e, nello stesso tempo, segni la strada per un nuovo rapporto tra crescita dei diritti e sviluppo del paese.

Per queste ragioni, la Fiom intende proporre al mondo sindacale e politico un quadro di scelte legislative che segnino una svolta rispetto alle politiche fin qui seguite. I capisaldi di queste scelte sono:

1. Abrogazione della Legge 30 e riunificazione dei diritti in tutto il mondo del lavoro ripristinando la centralità del lavoro a tempo indeterminato.

2. Cancellazione della controriforma sulle pensioni e definizione di un nuovo sistema di diritti pensionistici che tutelino i giovani e i lavori usuranti.

3. Abrogazione della Legge Bossi-Fini e affermazione dei diritti del lavoro migrante.

4.  Superamento della controriforma della scuola pubblica e affermazione della scuola dell’obbligo gratuita fino ai 18 anni.

5.  Revisione radicale del federalismo.

6.  Varo di una legge sulla democrazia e sulla rappresentanza sindacale.

La Fiom intende costruire su queste scelte legislative una mobilitazione di massa che accompagni tutta l’iniziativa vertenziale della categoria.

Il Comitato centrale della Fiom decide di convocare per la seconda metà di ottobre una grande assemblea di tutti i delegati e i militanti dell’organizzazione per valutare la situazione sociale complessiva e definire le iniziative adeguate alle necessità delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici.

 

Approvato all’unanimità

 

Roma, 9 settembre 2004