Comitato
Centrale Fiom-Cgil del 19
marzo 2007 Ordine
Del Giorno: il nuovo Governo di unità nazionale Palestinese va
riconosciuto dall’unione Europea e dalla Comunità internazionale La
costituzione del Governo di unità nazionale palestinese rappresenta una
speranza concreta di pace, per palestinesi e israeliani. Il
gruppo dirigente palestinese ha saputo riunirsi, al di là degli
interessi delle singole forze politiche, in nome di quelli della
popolazione palestinese, scongiurando il pericolo di una guerra civile. Questa
speranza va sostenuta con l'appoggio decisivo della Comunità
internazionale: per questo pensiamo che il nuovo Governo palestinese
vada riconosciuto: chiediamo che in tal senso operi il Governo italiano,
a cui chiediamo anche di adoperarsi immediatamente, nella stessa
direzione, nei confronti della Unione Europea. Essa
deve giocare un ruolo autonomo rispetto alle posizioni espresse dalla
amministrazione dagli Stati Uniti, mettendo fine al duro isolamento a
cui è stata sottoposta l’Autorità nazionale palestinese eletta
democraticamente dalla popolazione. Oggi è possibile riaprire il
processo del dialogo e del negoziato. L’
unità delle forze politiche palestinesi e i principi del programma sono
essenziali: il riconoscimento degli accordi di Oslo e uno Stato
palestinese sui confini del 1967, il che significa riconoscere
implicitamente lo Stato di Israele. Da qui è necessario partire per
realizzare rapidamente una Conferenza internazionale (tenendo conto
della iniziativa araba del 2002, le cui proposte contengono tra
l’altro l’offerta di pieno riconoscimento di Israele da parte del
mondo arabo) in cui stipulare gli accordi di pace conclusivi, per due
popoli e due Stati, con Gerusalemme capitale condivisa, sulla base di un
pieno reciproco riconoscimento. A
40 anni dall’occupazione militare israeliana dei territori palestinesi
del 1967, questa opportunità per la pace va colta senza indugio e senza
accampare pretesti ostativi come sta facendo il governo israeliano. E’
infine molto importante che si concludano le trattative per la
liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit e dei prigionieri
politici palestinesi, che hanno svolto un ruolo importante nel
raggiungimento dell’unità nazionale. |