Comitato centrale Fiom-Cgil del 28 aprile 2003
ORDINE DEL GIORNOIl Comitato centrale della Fiom considera che le proposte presentate della Federmeccanica non costituiscano le basi per una possibile conclusione del negoziato. La Federmeccanica, in tutta questa fase di incontri, ha sostanzialmente rifiutato di trattare sulle proposte e sulle rivendicazioni presentate dalla Fiom. La linea guida che ha ispirato la posizione degli industriali è stata quella di respingere ogni rivendicazione tesa a migliorare le condizioni e la qualità del lavoro, dalla lotta alla precarietà, all’inquadramento, all’orario. Si è presentata una linea restrittiva per quanto riguarda tutti i diritti. Si è proposto uno stravolgimento del diritto allo studio, trasformato in formazione professionale aziendale. Sul salario, infine, la Federmeccanica ha finora presentato proposte lontanissime non solo dalle richieste della Fiom, ma anche da qualsiasi forma di tutela del salario rispetto all’inflazione. Ma accanto a queste posizioni negative la Federmeccanica, con le ultime proposte, ha posto un vero e proprio tentativo di scardinare la struttura e la funzione del Contratto nazionale. Il sistema di commissioni proposto dagli industriali per trasferire nel contratto la legge 30 sul mercato del lavoro, il decreto legislativo che liberalizza i contratti a termine, la legge che flessibilizza totalmente gli orari settimanali di lavoro, l’Ente bilaterale che dovrebbe perfino assorbire le relazioni sindacali nazionali, tutto questo configura uno stravolgimento della struttura normativa del Contratto nazionale, nonché un tentativo di trasferire in esso gli accordi separati e le leggi di deregulation dei diritti che si sono susseguiti in questi anni. La stessa proposta di una commissione nazionale sull’inquadramento, in questo contesto, assume il significato di delegittimare l’attuale struttura della qualificazione dei lavoratori, senza sostituirne ad essa una migliore. L’Unionmeccanica-Confapi, pur continuando a sostenere di non volere un accordo separato, non si differenzia nel merito dalle posizioni della Federmeccanica: adesione nel contratto alla legge 30 sul mercato del lavoro, allargamento e piena esigibilità delle flessibilità su orario e straordinario, “risparmio” sui diritti dei lavoratori, indisponibilità a discutere i contenuti della piattaforma della Fiom al tavolo di trattativa. Per tutte queste ragioni la Fiom considera indispensabile che i metalmeccanici si mobilitino e lottino per conquistare un giusto rinnovo del Contratto nazionale e per impedire lo stravolgimento di quell’istituto. Per affermare il pieno rispetto della democrazia sindacale e il diritto a un accordo votato e condiviso. Il Comitato centrale della Fiom decide quindi di proclamare 16 ore di sciopero articolato da realizzare entro la fine del mese di maggio. Tutte le strutture della Fiom sono impegnate ad estendere lo sciopero nella forma più articolata possibile e a coinvolgere tutti i metalmeccanici in assemblee. Il 23 maggio ci sarà una giornata nazionale di lotta con manifestazioni provinciali e territoriali. Va inoltre confermato ed esteso lo sciopero di tutte le prestazioni straordinarie. Ulteriori iniziative di mobilitazione, di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di coinvolgimento delle forze politiche e delle istituzioni, a difesa del Contratto nazionale e della democrazia sindacale, verranno assunte dalla Fiom. In tutti i luoghi di lavoro verrà avviata la sottoscrizione per la Cassa di resistenza. Il Comitato centrale della Fiom riafferma che la contrattazione aziendale, in particolare quella che coinvolge i processi di ristrutturazione e le condizioni di lavoro, deve svilupparsi con coerenza rispetto agli obiettivi della vertenza contrattuale nazionale e dalle scelte più volte affermate dall’organizzazione. La Fiom respinge il tentativo sempre più diffuso, a partire dalla Fiat, di introdurre nell’organizzazione della produzione, nuovi modelli di tempi di lavoro che, come la metrica definita Tmc2, peggiorano drasticamente la condizione di lavoro. La Fiom ribadisce che tutte le flessibilità e l’utilizzo degli impianti debbono nascere come frutto di accordi che intervengano su orari e condizioni di lavoro. La Fiom impegna tutte le sue organizzazioni a muoversi a livello aziendale sulla base di queste precise indicazioni riconfermando che, in ogni caso, è principio irrinunciabile e vincolante il voto dei lavoratori sulle intese. Il Comitato centrale della Fiom, nel confermare le scelte e gli impegni assunti sul referendum per l’estensione dell’articolo 18, considera una scelta di grande valore per tutto il mondo del lavoro e per il movimento sindacale che l’intera confederazione, al di là dei giudizi sullo strumento, si esprima per il “Sì” rispetto al quesito referendario.
Roma, 28 aprile 2003APPROVATO CON
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