Riprendiamoci il contratto/9

Quelli che hanno cancellato il contratto

Adesso vogliono far fuori la contrattazione aziendale

 

Fim e Uilm aprono la procedura per il contratto aziendale

  La Fim e la Uilm hanno inviato alla Fincantieri una lettera, in data 2 luglio 2003, per attivare la procedura prevista per la contrattazione di secondo livello e per chiedere all’azienda un’incontro. Fim e Uilm accusano la Fiom di aver scelto, con la vertenza per il pre-contratto, “una strada senza sbocco” e di essersi quindi resa indisponibile a un percorso unitario. Due settimane fa la Uilm, in una specie di comunicato ultimatum, aveva intimato alla Fiom di insediare una commissione unitaria entro il 15 luglio; se questo termine non fosse stato rispettato, la Uilm avrebbe proceduto da sola. Nel frattempo, evidentemente, è accaduto qualcosa che ha suggerito a Fim e Uilm di anticipare addirittura la scadenza del loro ultimatum.

Perché tanta fretta?

  La Fiom ha già detto che intende rinnovare il contratto aziendale nei tempi previsti. Non esiste, del resto, alcuna incompatibilità tra l’operazione del pre-contratto e la contrattazione di secondo livello. Ma l’accordo di gruppo del 28 ottobre 2000 scade alla fine dell’anno. Perché allora Fim e Uilm si muovono con sei mesi di anticipo? Tre anni fa, quando l’azienda voleva rinviare di un anno il contratto aziendale, cercarono in tutti i modi di rallentare la preparazione della piattaforma, che fu presentata con quattro mesi di ritardo. Oggi perché tanta fretta? E’ evidente che Fim e Uilm cercano di mettere in atto una manovra di disturbo di fronte al tentativo della Fiom di fare il pre-contratto e di offrire una sponda al rifiuto della Fincantieri a discutere del contratto nazionale. Chiunque capisce che se la Fiom avesse aderito alla richiesta di passare alla contrattazione aziendale come se nulla fosse successo, questo avrebbe significato mettere una pietra tombale sul contratto nazionale.

Il contratto nazionale viene prima di quello aziendale

 La Fim e la Uilm, infatti, partono dalla premessa che il contratto c’è ed è stato approvato da una larga maggioranza dei lavoratori e arrivano alla conclusione che, fatto il contratto nazionale, si deve fare il contratto aziendale. Non c’è dubbio che il 7 maggio Fim e Uilm abbiano firmato un accordo separato con Federmeccanica. Ma che questa intesa sia stata approvata non è assolutamente vero. E’ bene ricordare che la Fim e la Uilm hanno rifiutato di fare un referendum nazionale, che la Fiom aveva richiesto, dichiarando in anticipo che si sarebbe adeguata al responso democratico del voto dei lavoratori. Fim e Uilm hanno detto no al referendum perché sapevano che l’avrebbero perso. E, al termine di una consultazione dei loro iscritti, hanno fornito dei risultati che dimostrano che solo un metalmeccanico su dieci avrebbe approvato l’accordo separato. Perché allora la Fiom dovrebbe arrendersi al sopruso di un contratto mai approvato e non dovrebbe cercare, come sta facendo, di riaprire la partita per dare ai lavoratori un contratto dignitoso? La Fiom ha deciso di rilanciare la vertenza con i pre-contratti e ha proclamato, per dare respiro alla lotta, uno sciopero generale dei metalmeccanici, con la manifestazione a Roma il 17 ottobre.

I lavoratori della Fincantieri hanno approvato la proposta della Fiom

La Fiom non impone nulla a nessuno. La scelta di fare il pre-contratto in Fincantieri è stata proposta nelle assemblee e approvata dai lavoratori nel referendum del 24 e 25 giugno. E da una settimana i lavoratori della Fincantieri scioperano in tutto il gruppo. Questi scioperi, effettuati con modalità che riducono al minimo il sacrificio per i lavoratori ed esaltano al massimo l’efficacia sul sistema produttivo, cominciano a incidere. Questi sono i fatti che hanno innervosito l’azienda, che ha rifiutato qualsiasi confronto e, per spaventare i lavoratori, fa sapere che non si siederà mai a un tavolo con la Fiom, ma gli stessi fatti hanno probabilmente indotto la Fim e la Uilm a bruciare i tempi, nel tentativo di introdurre un elemento di confusione tra i lavoratori. E di mettere un bastone tra le ruote alla lotta per il pre-contratto per impedirle di svilupparsi e raggiungere il suo obiettivo.

Attenti! Il gatto e la volpe sono di nuovo all’opera!

Il messaggio della Fim e della Uilm è trasparente: cari lavoratori, se volete che vi facciamo un contrattino aziendale, magari attraverso un nuovo accordo separato, dovete prima ingoiare il rospo del contratto nazionale. La Fiom dice il contrario: per fare un buon contratto aziendale bisogna prima sgombrare il campo dal macigno dell’accordo separato e ripristinare il principio democratico che sono i lavoratori a decidere sulle piattaforme e sugli accordi.

In gioco è la possibilità di contrattare, cioè di modificare le scelte aziendali. Oggi le Rsu spesso sono ridotte a fare i notai di decisioni unilaterali: dai passaggi di categoria proposti dai capi, alle esigenze della produzione che sovrastano quelle della sicurezza e della salute dei lavoratori, fino al salario, con l’azienda che mentre non riconosce ai lavoratori tutta la produttività realizzata, eroga quote di salario discrezionale.

I lavoratori della Fincantieri hanno la possibilità di scegliere. Con il referendum e con gli scioperi hanno già detto che non vogliono ingoiare il rospo. E hanno ragione, perché ingoiato il primo potrebbero essere costretti a ingoiarne altri. Riprendersi il contratto nazionale è la condizione necessaria per poter fare anche un buon accordo aziendale.

 

il coordinamento nazionale fiom del gruppo fincantieri

 

Roma, 7 luglio 2003