Dichiarazione di Sandro Bianchi, coordinatore nazionale Fiom della cantieristica navale e presidente del gruppo di lavoro della Federazione europea dei sindacati metalmeccanici (Fem) della cantieristica navale

Si profila un nuovo accordo beffa tra l’Unione europea e la Corea del Sud a proposito del dumping grazie al quale i cantieri navali asiatici hanno continuato a sottrarre quote di mercato a quelli europei. Da indiscrezioni che trapelano dai negoziati in corso a Bruxelles, sembra che i rappresentanti dell’Unione europea siano sul punto di firmare un accordo. La Corea del Sud si impegnerebbe ad aumentare del 10% il prezzo delle navi nell’arco di nove mesi. Questa soluzione sarebbe un’autentica beffa: è stato ripetutamente accertato che i cantieri coreani praticano prezzi che sono inferiori del 30, 40 e anche del 50% ai loro costi di produzione.

L’Unione europea aveva già perso anche troppo tempo. Per quattro anni gli europei hanno continuato a indagare sul dumping coreano, hanno intavolato trattative inconcludenti con il governo della Corea del Sud, rinviando però qualsiasi decisione. Nel frattempo la concorrenza sleale ha permesso ai cantieri asiatici di strappare un numero incredibile di commesse ai cantieri europei, buttando fuori l’Europa da interi segmenti di mercato.

Finalmente, a giugno, il Consiglio europeo dei ministri dell’Industria aveva deciso di varare un meccanismo temporaneo di difesa, che prevede aiuti del 6% per tre tipi di navi (portacontainers, chimichiere e gasiere). Benché tardivo e limitato, il provvedimento è importante perché rappresenta la prima risposta dell’Europa all’aggressività sudcoreana. Il Consiglio dei ministri europei aveva però subordinato l’entrata in vigore di questo provvedimento, fissata per il primo ottobre, all’esito di un nuovo round di negoziati. Se nei prossimi giorni l’accordo beffa fosse davvero firmato, il meccanismo di aiuti non entrerebbe in vigore.

Le conseguenze per i cantieri navali europei sarebbero catastrofiche. Negli ultimi mesi infatti, anche a causa di un calo della domanda mondiale legato alla crisi del mercato internazionale, i cantieri europei stanno incontrando grandissime difficoltà nell’acquisizione di nuovi ordini, che vanno quasi tutti ai cantieri asiatici.

L’Europa non deve firmare un accordo inutile e dannoso e deve, invece, difendere la sua industria che è sottoposta a una aggressione.

In queste ore i sindacati europei e la Fem stanno premendo sui rispetti governi e sull’Unione europea per scongiurare un esito sciagurato che rappresenterebbe una pugnalata alla schiena ai cantieri navali europei.

  

Roma, 27 settembre 2002