Le proposte della Fiom sulla situazione in Fincantieri,

per cambiare lo stato delle cose.

 

Una vertenza per la sicurezza

L’amministratore delegato di Fincantieri in una intervista sul Corriere della Sera di lunedì scorso vanta gli utili record dell’azienda, ma non ha la sensibilità di dire una parola sull’inutile strage che si sta consumando nei cantieri navali del gruppo.

Due morti in un mese, cinque nell’ultimo anno e mezzo. Questa sequenza di incidenti gravissimi - e di tanti altri che solo per caso non hanno avuto conseguenze analoghe - ha coinvolto diversi cantieri e dimostra in modo tragicamente inconfutabile che in tutta Fincantieri non c’è sicurezza per nessun lavoratore. Fino a due anni fa gli incidenti più gravi si erano registrati negli appalti, ma con il passare del tempo il rischio è diventato uguale per tutti. Tempi sempre più stretti, organici sempre più risicati, una cattiva organizzazione del lavoro, l’appalto di quasi tutti i servizi essenziali di manutenzione e assistenza sono le cause principali di un generale degrado delle condizioni di lavoro e di una diffusa e sistematica violazione delle norme di sicurezza.

Bisogna fermare questa spirale. Non si può accettare che la morte diventi un fattore del processo produttivo. Non bastano gli scioperi di protesta, pure necessari, o le pur giuste iniziative di solidarietà per le famiglie delle vittime. Come si è cominciato a fare ad Ancona, dopo i due spaventosi incidenti verificatisi in agosto a cantiere teoricamente “chiuso”, è necessario costruire una vertenza nazionale di Gruppo per imporre a Fincantieri un netto cambio di rotta e il rispetto degli accordi sottoscritti. Infatti, se l’azienda applicasse sul serio gli accordi firmati con i sindacati questi incidenti non si verificherebbero. Se vogliamo ottenere dei risultati concreti è necessario che questa vertenza si articoli negli stabilimenti. In ogni cantiere devono essere accertate le responsabilità e individuati e messi in atto i provvedimenti indispensabili per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Per ottenere questi risultati bisogna mobilitare i lavoratori. Quando non vengono rispettate le procedure di sicurezza si ferma il lavoro e si pretende il rispetto delle norme. Ad Ancona l’azienda rinviava da settimane il riassetto delle procedure di sicurezza a bordo, ma quando venerdì i lavoratori si sono rifiutati di salire sulla nave in poche ore la Fincantieri ha provveduto al riassetto e il lavoro è ripreso. Questo è il metodo da applicare.

Nei prossimi giorni si riunirà il coordinamento nazionale Fim, Fiom, Uilm ed è già stato richiesto un incontro con la direzione di Fincantieri per impostare questo confronto.

 

In Fincantieri qualcuno sta boicottando l’accordo?

Questa iniziativa è tanto più necessaria perché, alla luce di quanto sta accadendo soprattutto negli appalti, è legittimo chiedersi se le direzioni di stabilimento non stiano boicottando l’applicazione dell’accordo appena firmato. Non solo non si vedono i primi segni positivi dell’applicazione delle nuove regole, che sarebbe stato logico aspettarsi, ma addirittura si verifica un peggioramento della situazione generale degli appalti e si accentuano le tendenze degenerative, soprattutto per quando riguarda i diritti dei lavoratori. A cominciare dal più elementare: il diritto ad essere pagati per il proprio lavoro.

La Fincantieri è la diretta responsabile di ciò che accade. Noi non permetteremo che l’azienda vanifichi alcuni tra i risultati più importanti dell’ultimo accordo. Visto che l’azienda non applica interamente gli accordi che permetterebbero anche agli appalti di uscire dalla legge della giungla, allora la Fiom rimette in discussione tutto quanto pattuito in materia di appalti, a partire dalla concessione degli appalti in deroga.

 

No alla privatizzazione di Fincantieri

Negli ultimi giorni sui giornali sono apparse indiscrezioni sulla divisione di Finmeccanica, che coinvolgerebbe Fincantieri, e sul fatto che sarebbe ormai imminente una decisione del governo.

Il coordinamento nazionale Fiom del gruppo Fincantieri e la segreteria nazionale della Fiom, anche sulla base della approfondita discussione nell’ultima riunione a Palermo, ribadiscono una radicale opposizione a un disegno che, se tradotto in atto, darebbe un altro colpo, paragonabile a quello della crisi Fiat, a ciò che resta del sistema industriale del nostro paese.

La divisione di Finmeccanica tra militare (Finmeccanica 1) e civile (Finmeccanica 2) è una scelta sbagliata; fin dall’inizio bocciata da molti esperti e persino da Mediobanca. In tutti i maggiori paesi industriali la presenza duale del militare e del civile è considerata un fattore di sviluppo. In Italia, al contrario, lo stato concentrerebbe la sua presenza solo nel militare, abbandonando nei fatti aziende che operano in settori industriali ad alto impatto sociale (trasporti, energia, ecc.).

Il coinvolgimento di Fincantieri in un’operazione senza alcun senso industriale come  Finmeccanica 2 rischia poi di indebolire un’azienda che ha dimostrato negli ultimi anni di poter reggere le sfide del mercato internazionale. La Fincantieri è una delle più grandi aziende manifatturiere italiane che esporta la stragrande maggioranza dei suoi prodotti, tra le pochissime ad occupare una posizione di leadership nei mercati di riferimento. E’ un’azienda pubblica che registra da cinque anni attivi di bilancio, che sono notevolmente cresciuti negli ultimi due anni, nonostante la cessazione degli aiuti di stato al settore. Tutti riconoscono che l’unità e l’integrità del gruppo Fincantieri, fondato sul duale, sono il fattore di forza fondamentale che ha permesso questi risultati. Se si opera la divisione di Finmeccanica, anche Orizzonte Sistemi Navali, la società mista (Fincantieri-Finmeccanica) costituita per rafforzare il gruppo navalmeccanico, finirebbe stritolata nella contesa tra i gruppi dirigenti e le loro lobbies.

Tre anni fa i sindacati dei metalmeccanici furono i primi a proporre l’ingresso di tutta Fincantieri dentro Finmeccanica. Oggi, con la divisione di Finmeccanica, il quadro è cambiato. Coinvolgere Fincantieri sarebbe un errore imperdonabile.

Rifletta il governo, riflettano i gruppi dirigenti delle aziende. Dieci anni fa i lavoratori dei cantieri navali con una mobilitazione straordinaria fermarono il governo e le Partecipazioni statali di allora, che avevano irresponsabilmente deciso di uscire dal settore e liquidare i cantieri. Oggi non resteremmo certamente a guardare di fronte a decisioni sconsiderate che mettono in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro e un’azienda strategica per il patrimonio industriale del nostro paese.

 

Il Coordinamento nazionale Fiom gruppo Fincantieri                         La Segreteria nazionale Fiom