Introduzione di Giuseppe Torraco, coordinatore Fiom Rsu Monfalcone, in occasione dell'assemblea dei lavoratori di venerdì 11 ottobre ai cantieri navali di Monfalcone, che ha visto la partecipazione di Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil.
Cari
compagni lavoratori e compagno Epifani, per noi è un grande onore averti qui
nel nostro stabilimento all’inizio del tuo mandato come d’altronde è stato
un onore avere il compagno Cofferati per la celebrazione del 25 aprile. La
tua visita nella nostra fabbrica avviene in un momento molto critico, sia per
quando riguarda la situazione del paese sia per quanto riguarda la fase che
questo gruppo sta attraversando. Lo
sciopero generale indetto dalla sola Cgil per venerdì 18 ottobre sancisce ormai
chiaramente che nel nostro paese esistono due schieramenti contrapposti: da una
parte c’è chi pensa che il risanamento possa passare esclusivamente
attraverso tagli alla spesa sociale, e quindi scuola, sanità, pensioni e
diritti acquisiti dai lavoratori. Dall’altra parte ci siamo noi della Fiom che
non vogliamo vedere riformati questi diritti e che consideriamo lo Stato sociale
una conquista che dà dignità a tutto il paese e che permette di salvaguardare
anche le fasce più deboli. Per
questo abbiamo combattuto e combatteremo contro tutti quelli che vogliono
modificare l’articolo 18 e tutte le deleghe inserite nel cosiddetto Libro
bianco (o limaccioso, definito da qualcuno). Abbiamo
combattuto e combatteremo per dare dignità e voce a tutti quelli che oggi ne
sono esclusi. Lo abbiamo fatto con la raccolta delle firme per il referendum per
estendere i diritti anche nelle imprese al di sotto dei 15 dipendenti, lo stiamo
facendo per i disegni di legge proposti dalla Cgil, perché vogliamo dare voce e
dignità a quei 2.000 lavoratori che pur lavorando fianco a fianco con noi
in questo stabilimento non
hanno il diritto di essere con noi in questa assemblea. Lo
stiamo facendo e continueremo a farlo con dure lotte e grandissima
partecipazione, massiccia il 23
marzo a Roma, straordinaria il 16 aprile con lo sciopero generale ed eccezionale
il giorno dopo della sciagurata firma del Patto per l’Italia con una
partecipazione spontanea mai vista
a Monfalcone. Combatteremo
con altrettanta determinazione anche contro questa Legge finanziaria, in cui gli
sbandierati tagli alle tasse non sono altro che un'operazione pubblicitaria
perché comunque saremo tutti costretti a pagare di più gli enti locali per i
servizi prestati e per i tagli allo Stato sociale: proprio per tutto questo,
quello che questo cantiere ti chiede, compagno Epifani, è di non fermarti, di
non mollare, di andare avanti così. In
un contesto come questo si inseriscono altre due questioni per noi fondamentali.
La prima è l’imminente scadenza del nostro Contratto nazionale, la seconda è
la futura privatizzazione di Fincantieri. Per
quando riguarda il contratto, ormai è chiaro che ci saranno due piattaforme
separate, una della Fiom e un’altra di Fim e Uilm, questo perché per noi
della Fiom non è possibile una mediazioni almeno su tre punti: -
salario. Sul salario chiederemo il recupero reale dell’inflazione più il
recupero di una parte di produttività che le aziende in questi anni si
sono incamerati senza ridistribuire niente ai lavoratori, perché ormai è
chiaro che l’accordo sulla politica dei redditi del '93 non basta più a
difendere le buste paga dei lavoratori; -
lavoro. Chiederemo regole certe per rendere meno precario il lavoro; -
democrazia. Quella democrazia troppe volte negata, come è successo con
l’ultimo contratto non firmato dalla Fiom, nonostante la raccolta di 350.000
firme per chiedere di consultare i lavoratori a Fim e Uilm, e questi hanno
risposto picche. Noi
non permetteremo più che si facciano accordi che non passano attraverso il
consenso dei lavoratori. Noi
della Fiom facciamo appello alla Cgil in modo che anche le altre categorie in
occasione di accordi o rinnovi contrattuali siano coerenti con questa
impostazione. La riuscita delle manifestazioni
già svolte e di quelle future passa anche e soprattutto per la dimostrazione di
coerenza che la stessa Fiom è stata capace di trasmettere a tutte le
lavoratrici e a tutti i lavoratori. Infine
l’ultimo passaggio va riservato al tema che riguarda il nostro gruppo
aziendale, Fincantieri: la privatizzazione in questo comparto diventerà un
passaggio cruciale per il futuro di oltre 9.000 lavoratori. L’ipotesi
che è stata proposta dal nuovo gruppo dirigente di Fincantieri, cioè quello di
voler dismettere una delle missioni produttive del gruppo – le navi da
trasporto – porterebbe quasi immediatamente a determinare un esubero di 2.000
lavoratori visto le dimensioni dei cantieri interessati. Ma non solo. Il
risultato di una simile operazione sarebbe, infatti, solo l'inizio della
liquidazione della presenza italiana nella cantieristica navale. Fincantieri
ha conquistato una posizione importante sul mercato mondiale di questo settore
proprio perché può contare su una capacità produttiva ampia e diversificata:
dalle navi da crociera a quelle da trasporto, dal militare ai traghetti veloci. In
quest'epoca di globalizzazione e competizione, l'idea dello
"spezzatino" servirebbe solo a indebolire questa forza industriale in
un settore in cui soltanto le imprese di grandi dimensioni possono essere
effettivamente protagoniste. Fincantieri
si presenta oggi con i bilanci in attivo e un portafoglio ordini di circa 15
mila miliardi. C'è il fondato timore che questo provochi qualche tentazione
speculativa! Alcuni
anni fa qualcuno aveva prematuramente decretato l'uscita dell'Italia dal settore
della cantieristica navale. Oggi in questo stesso settore noi occupiamo una
posizione di leadership mondiale! Con
la stessa determinazione con cui allora si batterono contro decisioni che la
storia ha decretato del tutto sbagliate, il sindacato e i lavoratori dei
cantieri navali si opporranno oggi a ogni ipotesi di privatizzazione che metta a
repentaglio le prospettive industriali di questo settore. |