AUTUNNO '69

Quando i giornali parlavano di lavoro


L’anniversario del 1969 è stata l’occasione per mettere in campo semi di memoria rispetto a come eravamo, di riflessione sul riconoscimento di soggettività politica del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori 40 anni fa e oggi; figli della stessa storia, ma un altro mondo, il '900 di fronte al 2000.

Durante l’Autunno caldo le notizie sindacali, i metalmeccanici erano tutti i giorni in prima pagina sui giornali conservatori e progressisti e non nascoste nella cronaca economica, come per gli scioperi e le trattative del contratto dei metalmeccanici del 2009. La lotta per la conquista del contratto nazionale con la riduzione di orario, l’aumento del salario uguale per tutti, i diritti sindacali in fabbrica, la richiesta di unificare le normative operai impiegati mettevano insieme lavoratrici e lavoratori, organizzazioni, imponevano la mediazione del governo, producevano leggi come lo Statuto dei lavoratori, e radicavano l’unità, a partire dai luoghi di lavoro.

Forza e potere di un sindacato che sa essere generale e allargare un’idea di democrazia nel paese, di una classe operaia cui viene riconosciuta rappresentanza politica attraverso i partiti storici dell’Italia repubblicana. Forza e potere da mettere sotto controllo, negandone l’esistenza attraverso la progressiva invisibilità, con il sostegno di una economia che si internazionalizzava, la perdita di un punto di vista possibile diverso dal modello capitalista, la frantumazione dei luoghi della produzione e dei rapporti di lavoro.

Ora siamo nella cosiddetta seconda repubblica, in piena globalizzazione finanziaria liberista, in un’epoca in cui i governi non mediano fra interessi, ma stanno da una parte, in cui le leggi non allargano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, ma si mettono al servizio dell’impresa; l’unità sindacale lascia il passo al sindacato della bilateralità e dell’arbitrato, che prescinde dal sostegno dei lavoratori, e con accordi separati a tavolino che escludono la messa in campo di rapporti di forza si vogliono annullare anni di conquiste, di storia del contratto nazionale.

Resistere a questo schieramento che vuole isolare il senso e la rappresentanza collettiva del lavoro è un compito difficile e ambizioso, che ha bisogno anche di conoscenza, approfondimento, consapevolezza.

Per non perdere e anzi mettere insieme ciò che unifica la condizione del lavoro dipendente, per difenderne gli interessi in quanto interessi generali di una società solidale, rispettosa di uomini e donne, dell’ambiente, in grado di attribuire valore all’attività umana.

Per contrattare a pari dignità.

Francesca Re David, Fiom-Cgil nazionale