FOTO ROBERTO CANO'

Angelina - Termini Imerese

Lina - Termini Imerese

4 dicembre 2002 

A Roma le donne di Termini Imerese


Stamane a Roma sono arrivate 25 donne del coordinamento Termini Imerese, per protestare contro la mancata soluzione della trattativa per la crisi Fiat. Sono andate davanti a palazzo Chigi, con l'intenzione di rimanere fino a che non otterranno risposte concrete.

Abbiamo chiesto loro alcune opinioni.

 

Lina

Siamo venute oggi a Roma davanti a palazzo Chigi perché qui si discute la vertenza Fiat.

Fino a oggi non ci pare che le proposte che vengono messe sul tavolo siano utili, sia per l'avvenire dell'industria dell'auto a livello nazionale, sia per i singoli stabilimenti.

Prima ci hanno fatto promesse sul fatto che Termini Imerese non sarebbe stato chiuso, poi hanno detto che andavamo in cassa integrazione a settembre, poi a dicembre, ora dicono che a noi in Sicilia darebbero il restyling della Punto, togliendolo a Mirafiori.

Questo non va bene, per noi queste non sono certezze, solo dei palliativi, forse perché la situazione di Termini è la più drammatica, forse perché vogliono tenere buono dal punto di vista sociale questo mondo operaio, che si muove in massa nei confronti del governo. E non perché questo è un governo di centrodestra, ma in quanto governo ci deve garantire, tutelare, e fare proposte serie in merito a questa trattativa. Vogliamo sapere se in Italia possiamo permetterci di perdere l'industria dell'auto.

Non siamo tecnici, siamo mogli di operai e a nostra volta operaie. Per quello che riusciamo a capire noi, l'azienda deve fare la sua parte, ma anche questo governo deve mettere sul tavolo delle proposte serie, per garantire i posti di lavoro di tutti i lavoratori Fiat e indotto. Tutti, perché è assurdo che favoriscano uno stabilimento e ne penalizzino un altro. Significa che non ci sono certezze per il futuro: magari fra sei mesi chiude Mirafiori, fra otto mesi chiuderà Termini, e poi Arese, e poi Cassino, tutti. Questa cosa non la possiamo accettare.

Chiediamo l'intervento del governo, a maggior ragione dopo le dichiarazioni di ieri del ministro Marzano, che ha detto di voler lasciare tutte le porte aperte a questa trattativa, ci pare che abbia dimostrato una certa disponibilità, però subito dopo Maroni con le sue dichiarazioni pare smentire le parole di Marzano. Si devono mettere d'accordo prima su quello che devono dire, visto che sono due ministri dello stesso governo, perché anche queste dichiarazioni discordanti accrescono ulteriormente le nostre preoccupazioni.

Vogliamo sensibilizzare l'opinione pubblica, il governo, per dire che siamo preoccupate, che vogliamo certezze e ci fermeremo solo quando vedremo nero su bianco una soluzione certa, sicura.

 

Angelina

Siamo qui perché il governo finora non ha fatto niente, dice cose senza senso, che la Fiat non deve chiudere, ma sono soltanto parole per tenerci calme. Da due mesi ci sentiamo dire le stesse cose, ma siamo stanche, il governo deve assumersi le proprie responsabilità, non può permettere che la Fiat decida di chiudere uno stabilimento, come quello di Termini, dove la disoccupazione è ai massimi livelli.

In Sicilia lavoro non ce n'è. Il governo non fa niente, ma non deve giocare sulla pelle degli operai. Mio marito da ieri è a Melfi, all'aperto, sotto la pioggia, per difendere il proprio posto di lavoro: non chiediamo nient'altro, vogliamo solo vivere dignitosamente come abbiamo fatto fino a ora e basta. Ho due figli che studiano: che futuro avranno questi ragazzi? Da noi, se togli la Fiat non rimane niente, c'è il deserto completo, non ci sono fabbriche, niente, solo la disoccupazione e poi basta.

Dal 5 ottobre facciamo scioperi e dal 15 novembre in fabbrica non è entrato più nessuno, si fanno presidi davanti alla fabbrica di notte e di giorno, non entra più nessuno. Da due mesi non prendiamo lo stipendio come dovremmo, questo mese ci hanno dato cento euro.

Cercheremo di rimanere il più possibile qui a Roma, sperando che magari qualcosa si muova: siamo ormai alla disperazione totale, siamo stanche. Passeremo qui la notte, non ci arrenderemo facilmente, anche se dovessimo stare sotto la pioggia, al freddo, e loro, belli caldi là dentro.

Letta ci ha promesso che ci incontrerà più tardi, perché adesso non c'è. Aspettiamo. Aspettiamo sempre.