Alfa di Arese. Fiat: l'impresa che è convinta di essere Dio
Si può sintetizzare in due frasi l’incontro che si è svolto oggi in Assolombarda per discutere della procedura di trasferimento collettivo di 232 lavoratori da Arese a Torino. avviata unilateralmente da Fiat.
“Chiediamo il ritiro immediato della procedura
di trasferimento – è l’esordio di “Fiat conferma la procedura avviata: il 4 gennaio i 232 lavoratori rientreranno in attività a Torino”: parola di chi è seduto al tavolo per conto di Fiat. Fiat ha deciso e la scelta aziendale, dettata da esigenze organizzative finalizzate al miglioramento, non necessariamente deve essere condivisa: aggiungono i rappresentanti dell’impresa. Fiat ha deciso. Ha deciso di dimettere la sua presenza ad Arese. Ha deciso di infischiarsene degli accordi sottoscritti per il mantenimento delle funzioni e dell’attività del sito. Anche la Fiom ha deciso. Ha deciso, per l’ennesima volta, di dire no a Fiat.
“I licenziamenti, camuffati da trasferimenti,
per noi non esistono. Ad Arese devono restare tutte le funzioni presenti, così
come i lavoratori. Questa è la condizione perchè su quell’area si sviluppi una
presenza industriale innovativa” conclude Lunedì 23 la Fiom di Milano si riunirà in assemblea con i lavoratori davanti all’Alfa di Arese per decidere con loro come proseguire la mobilitazione. Un cosa è certa: che chi governa questo territorio, chi si è fatto garante del rilancio industriale di Arese verrà chiamato nuovamente in causa. Una cosa è insopportabile: che a parte il sindacato, in questo paese non esista altro soggetto (a partire dal Governo e, per quanto ci riguarda, dalla Regione Lombardia) che non si tolga il cappello davanti ai voleri di Fiat. Non hanno il diritto di continuare a tacere e di avvallare con il silenzio le devastanti scelte di un’impresa che non discute, ordina.
Milano, 18 novembre 2009 |