COMUNICATO SINDACALE
Il 6 maggio a Roma si è riunita la Direzione Fiom del gruppo Fiat Auto per discutere dello stato di crisi in cui versa il gruppo nei vari stabilimenti. Alla riunione erano presenti le strutture territoriali e Regionali di Piemonte (per Mirafiori), Emilia Romagna (Magneti Marelli e New Holland), Lazio (Cassino), Campania (Pomigliano), Sicilia (Termini Imerese), oltre alla struttura nazionale era presente il Segretario generale Gianni Rinaldini. Nella discussione che si è svolta sono emerse con chiarezza le motivazioni del nostro No al piano industriale che Governo e Fiat siglarono il 5 dicembre a Palazzo Chigi. Solo la Fiom ha mantenuto questa coerenza. Nel corso dei mesi successivi, infatti, le altre organizzazioni sindacali hanno, sito per sito, sottoscritto il piano presentato da Fiat, cosa che non era stata fatta a livello nazionale. Cosa ancora più grave, sia a Cassino che a Mirafiori, oltre alla mancanza di un piano industriale, sono state aumentate le uscite di lavoratori degli organici, a vario titolo, senza prospettive certe per chi rimaneva. Per Termini Imerese è ancora aperta la discussione, mentre per Pomigliano è stato fornito un piano industriale che dovrebbe garantire una prospettiva anche con assunzioni di più di 1.000 lavoratori entro il 2007. L’esperienza di Cassino, purtroppo, sta a dimostrare che queste promesse sono troppe volte fumo e nient’altro. Inoltre a Pomigliano è stato sottoscritto anche dalle strutture locali la possibilità di introdurre nella organizzazione del lavoro la metrica del Tmc2 che invece il coordinamento aveva deciso che non doveva essere accettato e tantomeno sottoscritto. Pertanto, a proposito di tale accordo, resta inteso che la posizione della Fiom in merito alla validazione dell’accordo richiede il voto di un referendum fra tutti i lavoratori coinvolti. Tanto più che il Tmc2 e la nuova organizzazione del lavoro peggiorano le loro condizioni di vita e di lavoro. Questo vale per tutti. Siamo pertanto in attesa di conoscere l’esito di questa votazione, mentre proseguono le iniziative tese a modificare un piano industriale che, se non cambiato, di fatto significa la chiusura a breve per Arese ed in prospettiva un forte ridimensionamento per Torino e in generale per l’auto italiana. Il
Segretario generale Roma,
12 maggio 2003 |