Nota sull'incontro con Fiat del 15 maggio 2002
La riunione del 15 maggio con la direzione del gruppo Fiat ha messo ulteriormente in evidenza l'assoluta incapacità di Fiat Auto di proporre un'ipotesi di sviluppo, sia come settore auto, sia come ricadute rispetto agli stabilimenti coinvolti dalla ristrutturazione.
La motivazione addotta da Fiat è stata esclusivamente quella della riduzione dei costi a fronte della riduzione del mercato italiano.
Alla domanda: "Quali erano i motivi per i quali Fiat in Italia perdeva più del doppio di quanto non perdessero le altre firme estere (Fiat -21,9% nel quadrimestre a fronte di un -8,8% delle altre case automobilistiche complessivamente portando il mercato di Fiat al 32% a fronte del 36% della fine del 2001), non sono state fornite risposte di alcun tipo. Ma soprattutto da parte di Fiat non si è voluto prendere atto che questo era un errore di strategia rispetto alla vendita dei prodotti progettati e mal venduti da lei rispetto alle altre case. In definitiva la scelta che Fiat fa, è, come è sempre accaduto, che gli errori che loro commettono si traducono per noi in perdite occupazionali.
Nessun impegno da parte di Fiat per fornire i dati dei modelli e i livelli di ricaduta occupazionale rispetto alle quantità previste per il mantenimento delle missioni degli stabilimenti con una struttura aziendale che non si riesce più a comprendere se sia commisurata a una società che progetta, industrializza, costruisce, a partire dall'Italia. La Fiat programma per il 2002 una diminuzione della produzione quantificandola in 150.000 vetture che corrispondono a un esubero di personale del 10% da gestire attraverso la mobilità e la Cassa integrazione.
Tutto questo ovviamente lascia prevedere che Fiat non sia in grado di occuparsi delle future ricerche sulle auto a basso impatto ambientale, malgrado gli impegni sottoscritti in passato per il mantenimento di questo settore ad Arese, né tantomeno di avere le risorse per continuare a restare autonomamente sul mercato mondiale. Nulla viene detto e proposto sulle nuove frontiere tecnologiche che segneranno il futuro dell’auto.
Questa situazione avrebbe ripercussioni gravissime sullo sviluppo e del settore nello specifico e di tutto il comparto della componentistica a esso legato in quanto, inevitabilmente le scelte di costruzione e di progettazione realizzate fuori dall'Italia creerebbero il blocco totale di quella continua ricerca al miglioramento che si ha nei paesi in cui si progetta in loco.
E' ovvio che questo tipo di scelta, se dovesse realizzarsi, potrebbe anche significare nel breve/medio periodo una ripercussione anche per i settori che oggi formalmente non sono stati dichiarati in perdita, perché alla prima manifestazione di difficoltà di carattere industriale le scelte sarebbero quelle del percorso che sta attualmente facendo l'auto.
In questa direzione diventa estremamente preoccupante la dichiarazione su come Comau viene messo in vendita, perché come tutti sappiamo Comau è la costruzione, progettazione, gestione delle macchine per la fabbricazione dell'auto e della gestione degli impianti. Questo fino a poco tempo fa veniva dichiarato dalla Fiat essere core business inalienabile. Per questi motivi il riproporre da parte di Fiat di una soluzione del problema per la riduzione dei costi attraverso la gestione degli esuberi è da considerarsi in realtà una scelta che va nella direzione di un forte ridimensionamento nel settore auto con l'unico tentativo di liberarsi da quelli che lei ritiene "pesi morti", e rimettersi sul mercato dopo le espulsioni per avere una maggiore appetibilità finanziaria rispetto agli ipotetici compratori. Pertanto noi riteniamo inaccettabile la scelta che ci è stata proposta da Fiat di gestione di questo processo attraverso la semplice riproposizione del meccanismo più volte adottato di un miglioramento della sua situazione finanziaria attraverso la pura e semplice espulsione di forza lavoro dagli stabilimenti.
Pertanto chiediamo ai compagni che nel corso delle assemblee con sciopero da tenersi in tutto il gruppo Fiat oltre che alla Powertrain nei prossimi giorni si metta in risalto:
1) l'assoluta mancanza di una strategia industriale di Fiat Auto, e ciò è reso visibile nella continua perdita di quote del mercato italiano anche nel primo quadrimestre del 2002. Che questo ha gravi ripercussioni sia sulle prospettive industriali che occupazionali per l'auto italiana, per i lavoratori coinvolti direttamente e indirettamente (componentistica) nel settore.
2) Che queste scelte preludono probabilmente a ulteriori pesanti ridimensionamenti dell'auto, come tra l'altro lasciato trapelare dalla stessa Fiat quando ha detto che le misure da lei proposte non erano conclusive del processo di risanamento dell'auto.
3) Che la riproposizione dell'utilizzo della mobilità come abbiamo detto sia come Fiom che come Cgil, non è più possibile praticarlo in quanto è una pura e semplice perdita dei livelli occupazionali che paradossalmente favoriscono fenomeni anomali quali il lavoro sommerso e il lavoro in nero per chi non è in grado di avere un reddito tale da garantirsi la sopravvivenza.
4) Che queste misure sono certamente la dimostrazione che le scelte industriali sia di Fiat che del governo non sono tese a migliorare i livelli occupazionali dei lavoratori coinvolti e la loro qualità della vita.
5) Pertanto è indispensabile che si richieda un forte impegno sia delle forze sindacali che delle forze politiche atto a far cambiare la strategia di pura liquidazione di questo comparto industriale da parte di Fiat perché una scelta di questo tipo avrebbe una grave ripercussione sull'occupazione a breve termine, e ancor più tragica nel futuro se dovesse scomparire la ricerca e la progettazione dall'Italia di questo settore.
6)
Per i dati del settore si
ricorda la relazione del coordinamento del
25 febbraio che come Fiom
abbiamo tenuto, perché in essa si possono
ampiamente desumere le perdite produttive
e occupazionali che erano già in atto a Torino
e nel resto d'Italia, e che malgrado le
proteste di Fiat alla divulgazione di quei dati, sono state purtroppo
tragicamente confermate dalla realtà dei numeri che il 15 maggio la stessa Fiat
ci ha fornito.
20 maggio 2002
Fiom nazionale